NEW YORK. 'Rottamare' il bando sugli immigrati musulmani bocciato già due volte dalla magistratura e scrivere un decreto nuovo di zecca a prova di giudici, da varare la prossima settimana. Questa la strada maestra imboccata dall'amministrazione Trump dopo l'ennesimo schiaffo della corte federale d'appello, mentre per ora sarebbe tramontata l'ipotesi di un ricorso alla Corte Suprema. Intanto in almeno sei stati Usa è panico tra i clandestini senza regolare permesso di soggiorno e di lavoro. Il presidente Donald Trump ha ordinato una stretta senza precedenti, dando il via libera a un'ondata di raid degli agenti federali dell'Ice (Immigration and Customs Enforcement) che nell'ultima settimana ha portato a un boom di arresti. Migliaia di persone sono state controllate e centinaia di immigrati irregolari sono stati prelevati nelle loro abitazioni e strappati alle loro famiglie ad Atlanta, Chicago, New York, Los Angeles. Sono le 'citta santuario' (in gran parte governate da sindaci democratici) contro cui Trump ha più volte puntato il dito, accusandole di proteggere rifugiati e immigrati che sono potenziali terroristi o criminali. E minacciando il taglio dei fondi federali. L'offensiva - che riguarda soprattutto ispanici - è il risultato del decreto firmato dal presidente americano il 26 gennaio scorso, con l'obiettivo di inasprire la stretta sui clandestini che violano la legge. Ma - riportano diversi media americani - a finire in manette e ad essere 'deportati' in queste ore non sono solo immigrati irregolari con la fedina penale sporca, ma anche molte persone senza precedenti o condannate per reati minori. Un aspetto quest'ultimo che differenzia queste operazioni da quelle in passato messe in campo anche da Barack Obama. Del resto Trump ha promesso di rispedire a casa, attraverso i rimpatri forzati, almeno 3 milioni di clandestini. E per raggiungere questo risultato ha dato ordine al Dipartimento per la sicurezza nazionale di ampliare la platea delle persone da perseguire. Una mossa che rischia però di essere incendiaria, alimentando in diverse comunità una tensione che potrebbe sfociare in aperte proteste. Con il Messico preoccupato per un'impennata di persone rimpatriate senza precedenti e difficile da gestire. Ma lo stesso presidente americano ha confermato che arriveranno presto altre misure tese a rafforzare la sicurezza nazionale, oltre all'inizio della costruzione del famigerato muro che - assicura Trump - alla fine costerà molto meno degli oltre 26 miliardi di dollari stimati. Il lavoro di riscrittura del bando sui musulmani, in particolare, sarebbe già iniziato ben prima la decisione della corte d'appello federale. E se tanto si è parlato dello stratega Steve Bannon come 'padre' del provvedimento, sempre più emerge come 'deus ex machina' di queste politiche un altro dei più stretti consiglieri della Casa Bianca: Stephen Miller, 31 anni, top adviser di Trump che più di Bannon sarebbe dietro alla stretta sugli ingressi per i musulmani. «Un nuovo ordine esecutivo sul divieto di ingresso negli Usa è possibile», ha confermato lo stesso Trump rispondendo ai giornalisti sull'Air Force One che lo stava portando in Florida, avvalorando l'ipotesi di un 'bando-bis'. «Potrebbe essere una cosa molto buona - ha aggiunto - abbiamo bisogno di fare in fretta per ragioni di sicurezza nazionale».