BRUXELLES. Un Paese Ue è tenuto a rilasciare il visto d'ingresso per ragioni umanitarie a coloro che lo richiedono quando questi siano evidentemente esposti al rischio di subire torture o altri trattamenti disumani.
Questo il parare - non vincolante ai fini della sentenza che sarà emessa nelle prossime settimane - espresso oggi dall'avvocato generale della Corte Ue di Lussemburgo Paolo Mengozzi.
L'avvocato generale, chiamato a pronunciarsi su una causa in corso tra cittadini siriani (i richiedenti) e lo Stato belga (cha ha rifiutato il visto), ha prima di tutto stabilito che la vicenda rientra nel campo di applicazione del diritto dell'Unione. E che è «innegabile che in Siria i ricorrenti erano esposti a rischi reali di trattamenti inumani di estrema gravità».
Alla luce di queste premesse, Mengozzi ha quindi proposto alla Corte di dichiarare che uno Stato membro - al quale un cittadino di un Paese terzo chiede il rilascio di un visto a validità territoriale limitata per ragioni umanitarie - «è tenuto a rilasciare il visto» se esistono fondati motivi per ritenere che il rifiuto esporrà il richiedente a subire trattamenti vietati dalla Carta dei diritti fondamentali Ue.
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