NEW YORK. Ripristinare immediatamente il bando sugli ingressi negli Stati Uniti: da questo provvedimento dipende la sicurezza nazionale. È la richiesta perentoria che l'amministrazione Trump ha presentato ai giudici della Corte federale d'appello di San Francisco, che dovrà decidere se confermare il blocco del decreto oppure dargli il via libera. Un'udienza è fissata per stasera, quando verranno ascoltati i legali del Dipartimento di giustizia, che hanno presentato una memoria difensiva del provvedimento, e quelli degli stati di Washington e Minnesota, che hanno intentato la causa contro il divieto. A questi due stati se ne sono aggiunti nelle ultime ore altri 16, tra cui quelli di New York e della California, che hanno presentato un documento contro il bando. Così come prima di loro avevano fatto 97 big del web e della Silicon Valley, oltre 200 ricercatori e docenti universitari e una decina tra ex segretari di stato ed ex responsabili dell'intelligence. La Corte d'appello dovrà decidere in particolare se il presidente Trump ha ecceduto nella sua autorità e ha violato il primo emendamento della Costituzione americana e la legge sull'immigrazione. Il decreto - sottolineano dal canto loro gli avvocati del dipartimento di Giustizia - "è legale e rientra nell'esercizio dei poteri concessi al presidente per quel che riguarda sia l'ingresso di stranieri negli Usa sia l'ammissione dei rifugiati". Inoltre - si legge nella memoria difensiva - è "sbagliato" dire che il provvedimento prende di mira i musulmani. Si tratta invece di un decreto volto a proteggere i cittadini americani da possibili minacce. Una volta che la corte avrà deciso entrambe le parti potranno impugnare la sentenza davanti alla Corte Suprema. Dove pero' il rischio e' quello di uno stallo, non essendo ancora stata confermata in Congresso la nomina del nono giudice costituzionale fatta da Trump. E se il massimo organo giurisdizionale dovesse essere diviso 'quattro contro quattro' resterebbe in vigore la decisione della corte d'appello.