BERLINO. Martin Schulz ha detto chiaramente di puntare dritto verso la cancelleria, e da oggi ha una chance in più, nel Paese di Angela Merkel: un sondaggio dà, per la prima volta, l'SPD in testa, di un punto. Un risultato inimmaginabile fino a qualche settimana fa. Quando il partito di Sigmar Gabriel languiva intorno al 20% dei consensi. Oggi toccherebbe il 31%, mentre la Cdu naufragherebbe al 30%, precipitata di 6-7 punti, stando all'INSA. La tendenza era stata già chiara nel weekend, quando un altro rilevamento commissionato dalla Bild am Sonntag aveva mostrato un crollo dello scarto fra i due partiti da 14 a 4 punti, nel giro di sette giorni. Sono dati che, comprensibilmente, non fanno stare serena Frau Merkel, e chi nel suo entourage pensava di giocare una partita vinta in partenza. Questa campagna elettorale è ben più difficile delle aspettative. E l'Unione, che ha litigato per mesi sui profughi, reagisce, innanzitutto, ricompattandosi. Il bavarese Horst Seehofer ha assicurato oggi pieno appoggio del suo partito alla Bundeskanzlerin, mettendo da parte ogni divergenza come «dettagli», a Monaco, in una conferenza stampa tenuta insieme dopo un vertice concepito proprio per fare pace. «Sul programma siamo d'accordo», ha detto Seehofer. Addirittura il tetto limite dei migranti, misura per la quale i cristiano-sociali della Baviera hanno minacciato di andare all'opposizione, scivola (vistosamente) in secondo piano. Merkel tiene il punto, negandolo: «Non ho intenzione di cambiare posizione». Ed è toccato a Seehofer cedere, almeno per ora: «Negli ultimi mesi la situazione è cambiata, anche a livello internazionale. La cosa più importante per me è vincere le elezioni». «Noi abbiamo una cancelliera fantastica», ha aggiunto, provando a corteggiarla dopo un anno di lotta intestina, in cui si è spinto a minacciare di portarla davanti alla corte costituzionale, per tutti i profughi «richiamati» nel Paese. he il vento sia cambiato, nella Germania della «Willkommenskultur», è vero da tempo. E se prima facevano notizia gli arrivi, oggi i riflettori sono puntati sui bollettini delle espulsioni: fra dicembre e gennaio 60 afghani sono stati rimpatriati a bordo di due voli, per volere del ministro dell'Interno Thomas de Maiziere: un numero che segna un record degli ultimi 5 anni. Mentre «il programma di rientri volontari sarà ampliato», secondo quanto ha annunciato oggi Steffen Seibert. Dopo essere stata accusata di aver riempito il Paese (e l'Europa) di terroristi, Merkel sembra scivolare a destra, per recuperare i voti strappati dai populisti nazionalisti di Alternative fuer Deutschland, dati al 12%. Ma la difficoltà di questa campagna elettorale sta proprio nel fatto di imporre un gioco su due fronti: perché tanti sono i socialdem che in questi anni hanno scelto la Frau di ferro come leader, e che ora sembrano affascinati dal nuovo slancio dell'ex presidente del parlamento europeo. L'uomo senza diploma che la sfida, puntando sul «sentimento più che sulla ragione», come scrive qualche analista. Contro l'euforia provocata dal nuovo candidato - e sperando nel fatto che alla lunga non possa durare - la Cdu potrebbe usare un vecchio slogan di Adenauer, «niente esperimenti!», puntando sulla solidità della leadership tedesca di fronte alle molte incertezze dello scenario globale. Ma Merkel dovrà recuperare anche un pò del suo smalto: ultimamente la cancelliera sembra riflettere l'umore un po' stanco dei suoi elettori.