BUCAREST. Sotto la pressione crescente della protesta popolare e di manifestazioni oceaniche quotidiane che andavano avanti da cinque giorni, il governo romeno ha ceduto, accettando di ritirare il controverso decreto sulla depenalizzazione dell'abuso di ufficio e di altri reati di corruzione, una misura interpretata dalla popolazione come un 'regalo" ai tanti politici, funzionari, imprenditori sotto inchiesta in Romania con accuse di corruzione.
Contro il provvedimento era schierato apertamente anche il presidente romeno Klaus Iohannis. Alla notizia della marcia indietro del governo è esplosa la gioia delle decine di migliaia di manifestanti che anche stasera erano scesi in piazza a Bucarest e nella altre principali città per contestare il governo e la sua volontà di annacquare e vanificare la lotta alla corruzione dilagante nel Paese balcanico.
«Non è mia intenzione spaccare il Paese in due. Vi è tanta confusione. Ho convocato per domani una riunione urgente del governo con l'obiettivo di abrogare l'ordinanza di urgenza sulla riforma del codice penale», ha detto il premier Sorin Grindeanu parlando in serata in diretta televisiva. Il capo del governo ha aggiunto di aver preso la sua decisione dopo aver ascoltato «il parere di diversi esponenti politici, colleghi di partito, rappresentanti della società civile». E in effetti nel pomeriggio a lasciar presagire un cedimento del governo con la revoca del contestato decreto era stato Liviu Dragnea, leader del partito socialdemocratico (Psd) al governo.
«È possibile che parleremo di una tale eventualità in seno al partito, e se il premier sarà d'accordo», aveva detto Dragnea, che è lui stesso indagato per corruzione, e che sarebbe stato tra i primi beneficiari del decreto ora ritirato. Ad anticipare il dietrofront del governo era poi stato stasera Calin Tariceanu, presidente del Senato e leader del partito Alde, alleato dei socialdemocratici al governo.
«Non è una questione di cedere di fronte a un avversario ma di avere il buon senso di pensare all'interesse del Paese. Ed è proprio perchè non abbiamo nulla da nascondere che ritiriamo quest'ordinanza», ha detto. Il presidente Iohannis, che sin dal primo giorno ha condiviso la protesta popolare, aveva chiesto nei giorni scorsi alla Corte costituzionale di pronunciarsi sulla legittimità del decreto sulla corruzione, e per martedì era atteso un primo pronunciamento dei giudici.
Un duro monito alle autorità rumene era stato lanciato dalla commissione Ue. Il presidente Jean Claude Juncker e il vicepresidente Frans Timmermans, in una dichiarazione scritta, avevano messo in guardia la Romania dal compiere 'passi indietro" nella lotta alla corruzione, minacciando di non far progredire il dossier sull'accesso del paese balcanico all'area Schengen.
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