Lunedì 23 Dicembre 2024

Obama grazia la prima fonte di Wikileaks: Manning sarà scarcerata

Chelsea Manning - Ansa

WASHINGTON. Con una decisione da giorni nell'aria, a tre giorni dalla fine del suo mandato, Barack Obama commuta la pena a Chelsea Manning, 29 anni, l'analista dell'esercito americano condannato a 35 anni di carcere militare come 'gola profonda' di Wikileaks nel 2010 e che il giorno successivo alla sentenza ha annunciato di voler cambiare sesso. Uscirà il 17 maggio prossimo, anzichè nel 2045, dopo oltre sei anni di carcere. La decisione non mancherà di suscitare polemiche, sullo sfondo delle fresche accuse dell'intelligence Usa a Wikileaks di aver fatto da cassetta postale ai recenti hackeraggi russi nelle elezioni americane. Ma l'amministrazione Obama era finita sotto pressione dopo i due tentativi di suicidio di Manning, il suo sciopero della fame per cambiare sesso in un esercito che fino a poco tempo fa non accettava transgender e i recenti appelli della talpa del Datagate Edward Snowden e soprattutto dello stesso fondatore di Wikileaks, Julian Assange, che si è detto pronto a consegnarsi alle autorità Usa in caso di grazia: una promessa ora tutta da verificare. Quella di Manning inoltre era una pena senza precedenti in casi analoghi nella storia Usa e il suo caso aveva contribuito a smascherare abusi e menzogne durante la guerra americana in Afghanistan e in Iraq. Poche ore prima dell'annuncio della commutazione di pena, Josh Earnest, il portavoce della Casa Bianca, aveva sottolineato nel suo ultimo briefing con la stampa le «rilevanti differenze» tra il caso di Manning e quello di Snowden, rifugiatosi in Russia. «Chelsea Manning ha subito un procedimento della giustizia militare, è stata esposta ad un processo, è stata riconosciuta colpevole, condannata per i suoi crimini e ha riconosciuto i suoi illeciti», ha spiegato. «Snowden invece - ha argomentato - è scappato nelle braccia di un avversario e ha cercato rifugio in un Paese che recentemente ha fatto uno sforzo concertato per minare la fiducia nella nostra democrazia», cioè la Russia, ha proseguito. Earnest ha riconosciuto che i documenti forniti da Manning a Wikileaks rappresentavano «un danno per la sicurezza nazionale» ma ha precisato che quelli diffusi da Snowden erano «di gran lunga più importanti e più pericolosi». In ogni caso la marea di file trafugati da Manning hanno messo a nudo l'attività militare e diplomatica americana creando un forte imbarazzo all'amministrazione Obama e all'allora segretario di Stato Hillary Clinton, costretta a scusarsi con tutte le principali capitali del mondo. Come analista dell'intelligence in Iraq, Manning ebbe accesso a una rete di computer segreta che le consentì di copiare centinaia di migliaia di documenti, compresi 250 mila cablogrammi diplomatici, contenenti conversazioni, giudizi, dossier (ad esempio sui prigionieri di Guantanamo detenuti senza processo), video (uno su un attacco con un elicottero Usa in cui rimasero uccisi due giornalisti della Reuters) e prove sugli abusi ai detenuti e sulle morti di civili nella guerra in Iraq superiori alle stime ufficiali. Manning ha riconosciuto i suoi errori e chiesto scusa, sostenendo che all'epoca era anche in una fase confusa della sua vita, quella in cui stava maturando la percezione del cambio di genere. Quando fu emessa la sentenza nel 2013, disse che non aveva immaginato di poter essere condannata ad una pena così dura. Lo scorso 10 novembre, qualche settimana dopo aver tentato il suicidio per la seconda volta in carcere, aveva presentato ad Obama una domanda per la commutazione della pena. «Non chiedo la grazia - aveva scritto - solo di essere rilasciata dalla prigione dopo aver scontato sei anni in isolamento. Non intendo danneggiare gli interessi degli Stati Uniti o di alcun militare». Forse non si aspettava che la sua domanda sarebbe stata accolta pochi giorni prima dell'insediamento di Donald Trump, con il quale la sua sorte sarebbe stata probabilmente diversa: e non solo a livello giudiziario, ma anche sessuale, dato che il tycoon ha deriso come eccessivamente «politically correct» l'operazione per il cambio di sesso garantita dallo scorso giugno dal capo del Pentagono Ashton Carter ai soldati che presentano una fondata richiesta.

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