Lunedì 23 Dicembre 2024

In Giappone un reattore a fusione che parla italiano

ROMA. Parte in Giappone l'assemblaggio del "cuore" del reattore sperimentale a fusione nucleare, da completare nel 2018, vede l'Italia fra i protagonisti con l'Enea e l'industria. Il reattore sperimentale si chiama JT-60SA e la sua costruzione è prevista dal progetto BroaderApproach, ossia l'accordo Europa-Giappone da 860 milioni di euro finalizzato ad accelerare la ricerca mondiale sulla fusione nucleare. Il reattore sta nascendo a Naka, a 100 chilometri da Tokyo, dove oggi prendono il via le operazioni per assemblare il suo "cuore", ossia il sistema magnetico. Come per l'altro grande reattore sperimentale a fusione in costruzione in Europa, Iter, l'obiettivo di JT-60SA è generare energia riproducendo le reazioni di fusione che avvengono nel cuore delle stelle. A rappresentare l'Italia, accanto al Consorzio Icas coordinato dall'Enea, ci sono aziende leader del settore come Asg Superconductors, Walter Tosto, Ocem Energy Technology ePoseico. E' un "risultato di grande rilievo per l'Italia e per l'Enea in termini di ricadute scientifiche, economiche e di competitività", ha rilevato il presidente dell'Enea, Federico Testa. Nei programmi di ricerca internazionale sulla fusione BroaderApproach e Iter, ha aggiunto, "la fornitura di componenti avanzati dalle nostre industrie di punta ha superato ampiamente il miliardo di euro" e "il nostro Paese ha conquistato un livello di eccellenza in questa grande sfida tecnologica". Nove delle 18 bobine dei magneti sono costruite in Italia, dalla Asg Superconductors di Genova. Ognuna è alta otto metri, larga tre e pesa 16 tonnellate. Sempre a Genova sono state inglobate nelle strutture di contenimento realizzate dalla Walter Tosto, con la supervisione dell'Enea. La prima di esse "è già in Giappone e la seconda arriverà entro fine gennaio", ha detto Aldo Pizzuto, direttore del dipartimento Fusione e Tecnologie per la Sicurezza Nucleare dell'Enea. Sono state chiamate "Roberta" ed "Eleonora", come le figlie di due ricercatori Enea, mentre le altre due bobine che sono in Francia in fase di test sono dedicate alle attrici Annie Girardot e Brigitte Bardot.

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