Lunedì 23 Dicembre 2024

Dossier-scandalo su Trump, ex agente teme ritorsioni da Mosca

2 - Donald Trump - Fonte Ansa

ROMA. L'ex agente del MI6 britannico che ha realizzato l'ultimo dossier-scandalo su Donald Trump è «terrorizzato» dopo la pubblicazione del suo nome e teme ritorsioni da Mosca. Lo rivela il Daily Telegraph citando fonti vicine all'uomo, Christopher Steele, 52 anni. Mercoledì sera l'ex agente ha «lasciato l'abitazione nel Surrey, affidando il gatto a un vicino». Quando ha saputo che la sua identità sarebbe stata resa nota Steele «è inorridito, ora teme per sè e la sua famiglia», afferma la fonte. Steele, cofondatore della società londinese Orbis Business Intelligence Ltd, ha realizzato il  Rapporto di 35 pagine che ipotizza collusioni tra il Cremlino e Trump e altre notizie scottanti sul presidente eletto degli Stati Uniti. La sua ricerca «è stata inizialmente finanziata dai repubblicani anti-Trump e poi dai democratici», afferma il Telegraph, attraverso una società di Washington. L'uomo ha condiviso le proprie informazioni «con l'Fbi». Le notizie sull'esistenza del dossier «sono circolate per mesi in Usa, ma non c'era nessun dato concreto fino allo scoop della Cnn». Il nome di Steele è stato pubblicato ieri dai media americani, che lo hanno contattato prima della pubblicazione per chiedere un suo commento. Steele ha un passato da agente operativo in Russia nel corso degli Anni 90. L'intelligence statunitense non ha nulla a che fare con il dossier su Donald Trump e le presunte collusioni con Mosca e con la fuga di notizie. Lo afferma il capo delle agenzie di spionaggio americane, James Clapper aggiungendo di essere «pronto a servire questa amministrazione», secondo quanto riferiscono media internazionali. «Sono profondamente costernato» dalla pubblicazione del documento, ha detto Clapper, precisando che la comunità di intelligence «non ha dato alcun giudizio» e di aver parlato telefonicamente ieri sera con lo stesso Trump per sottolineargli che «il dossier non è un prodotto dell'intelligence statunitense» e che la fuga di notizie «è corrosivo e dannoso per la sicurezza nazionale Usa».

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