ROMA. Volkswagen conferma il patteggiamento da 4,3 miliardi di dollari con le autorità Usa circa lo scandalo dieselgate e nel quadro dell'accordo ammette le sue colpe, secondo quanto riferisce Bloomberg. L'accordo è ancora soggetto all'approvazione del consiglio di sorveglianza della casa automobilistica.
Nello scandalo del dieselgate tornano nel mirino l'ex numero uno della casa automobilistica, Martin Winterkorn, e l'attuale membro del consiglio di amministrazione, Herbert Diess. A metterli in difficoltà sarebbero due dei 5 lavoratori Vw a disposizione delle autorità Usa. Lo rivela la Sueddeutsche Zeitung in un articolo pubblicato oggi.
«Il vertice di Vw non prese alcuna iniziativa per chiarire le manipolazioni sui motori diesel anche dopo che ne venne informato», scrive il quotidiano, secondo il quale «due lavoratori dei quadri intermedi» di Vw «hanno testimoniato ai giudici Usa che Winterkorn e Diess erano stati informati alla fine di luglio 2015 delle manipolazioni delle emissioni negli Stati Uniti».
Al contrario, per settimane si continuò a nascondere l'esistenza del dispositivo di manipolazione, come «è anche riportato nell'accusa del tribunale di Detroit» nei confronti del manager Vw Olivier Schmidt, arrestato nel fine settimana in Florida, riprende il quotidiano di Monaco. La Sz osserva che «se le testimonianze dei due lavoratori sono vere il dieselgate può assumere una nuova dimensione», soprattutto in relazione con le richieste di risarcimento di oltre 8 miliardi degli azionisti per la perdita di valore delle azioni dovuta al ritardo nell'informare i mercati.
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