Lunedì 23 Dicembre 2024

Svizzera, la Corte di Strasburgo: no al nuoto separato per le islamiche

ROMA. Le ragazze musulmane in Svizzera dovranno frequentare lezioni di nuoto miste. Lo ha stabilito la Corte europea dei diritti dell'uomo in seguito ad un ricorso delle autorità svizzere. Per il tribunale di Strasburgo la Svizzera «ha il diritto di dare la precedenza alle regole della scuola e alla piena integrazione» dei ragazzi. La Corte ha ammesso che costringere le ragazze musulmane a nuotare con i maschi è «un'interferenza nella libertà di religione» ma «non si tratta di una violazione». Il caso è scoppiato sei anni fa quando due famiglie svizzere di origine turca hanno deciso di non mandare le loro figlie adolescenti alle lezioni di nuoto miste e obbligatorie. Costretti dalle autorità scolastiche a pagare una multa di da 1.300 euro, le famiglie hanno fatto ricorso considerando l'ammenda una violazione dell'articolo nove della Convenzione europea dei diritti dell'uomo ovvero quello sulla libertà di pensiero e religione. Ma oggi la Corte di Strasburgo ha stabilito che il rifiuto di esentare le ragazze dalle lezioni di nuoto miste «pur rappresentando un'interferenza nel diritto alla libertà di religione» è conforme ad un altro diritto, quello di «proteggere i ragazzi stranieri da qualsiasi forma di esclusione sociale. «L'interesse degli studenti a ricevere un'istruzione completa che li aiuti ad integrarsi pienamente con gli usi e i costumi locali - dice la sentenza - prevale sulla volontà dei genitori di esentare i figli dalle lezioni miste». Rifiutando di esentare due scolare mussulmane, di 9 e 7 anni, dalle lezioni di nuoto miste obbligatorie previste dal curriculum scolastico, le autorità svizzere non hanno violato il diritto alla libertà religiosa dei loro genitori. Lo stabilisce la Corte europea dei diritti umani in una sentenza che sarà definitiva tra 3 mesi se le parti non faranno ricorso. A rivolgersi alla Corte di Strasburgo sono stati i genitori delle due bambine, di origini turche e religione musulmana, a cui le autorità scolastiche di Basilea hanno rifiutato il permesso di non partecipare alle lezioni di nuoto, imponendo loro una multa di circa 1.300 euro per il continuo rifiuto di far partecipare le figlie a un'attività obbligatoria. Secondo i coniugi, che nella sentenza sono descritti come «ferventi praticanti della religione mussulmana», le autorità, così facendo, hanno violato il loro diritto alla libertà di religione sancita dall'articolo 9 della Convenzione europea dei diritti umani.

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