NEW YORK. Toyota diventa l'ultima casa automobilistica in ordine temporale a finire nel mirino di Donald Trump, dopo General Motors. Il presidente eletto punta il dito contro il previsto stabilimento giapponese in Messico, e minaccia dazi elevati sulle importazioni. «Toyota dice che costruirà un nuovo impianto a Baja, in Messico, per la produzione di auto Corolla per gli Stati Uniti. Assolutamente no! Costruite la fabbrica negli Stati Uniti o pagate dazi alti» afferma Trump con un tweet.
Arriva a stretto giro di posta la replica della casa giapponese: il nuovo stabilimento da un miliardo di dollari in Messico «non ridurrà» il volume di produzione o il numero degli occupati negli Stati Uniti, rassicura Toyota, definendosi «parte del tessuto culturale americano da 60 anni. Siamo impazienti di collaborare con l'amministrazione Trump nel miglior interesse dei consumatori e dell'industria automobilistica».
Toyota entra quindi nel dettaglio dei suoi recenti investimenti negli Stati Uniti, impianto per impianto. A differenza di Ford, che dopo le critiche in campagna elettorale ha accantonato il progetto di una fabbrica in Messico, Toyota mantiene la propria posizione e la difende davanti al presidente.
Una difesa che segue i toni conciliatori usati nelle ultime ore dal presidente di Toyota, Akio Toyoda, secondo il quale mantenere buone relazioni con Trump è essenziale. Per la casa automobilistica giapponese la posta in gioco è infatti alta: gli Stati Uniti sono uno dei suoi maggiori mercati e fra i più redditizi. E la Corolla, il modello che sarà prodotto nell'impianto messicano, è la seconda auto compatta più venduta negli Stati Uniti. È la seconda volta in pochi giorni che Trump critica l'industria dell'auto. La prima a finire nel mirino è stata General Motors, per l'invio di Chevy Cruz messicane ai concessionari statunitensi esentasse.
Gli attacchi alle case automobilistiche precedono il salone dell'Auto di Detroit, durante il quale i costruttori, già alle prese con la rivoluzione delle auto senza guidatore, si troveranno a fare i conti pubblicamente con la nuova politica commerciale di Trump. Il presidente eletto ha criticato duramente il Nafta, che consente alle case automobilistiche di produrre in Messico approfittando di costi del lavoro più bassi, ed esportare negli Stati Uniti senza l'imposizione di dazi.
Il Nafta è cruciale però per l'industria dell'auto americana: molti dei componenti delle vetture assemblate negli Stati Uniti arrivano infatti dal Messico, e limitarne l'importazione avrebbe un impatto sulla produzione.
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