Giovedì 19 Dicembre 2024

Fosse comuni ad Aleppo, sui corpi segni di torture

BEIRUT. Fosse comuni con decine di cadaveri che presentavano segni di mutilazioni e torture: questa, secondo quanto reso noto dal ministero della Difesa di Mosca, la scoperta fatta da militari russi nella parte di Aleppo strappata nei giorni scorsi alle milizie ribelli e qaediste. E intanto la guerra non si ferma. Bombardamenti aerei governativi sono segnalati anche oggi su una cittadina alle porte di Damasco in mano agli insorti, mentre nel nord un'autobomba dell'Isis ha provocato una trentina di morti, secondo l'esercito turco. Mosca afferma che nelle fosse comuni trovate ad Aleppo giacevano i resti di "diverse decine di siriani che hanno subito atroci torture e massacri". Il portavoce del ministero della Difesa, Igor Konashenkov, ha detto che alcuni dei cadaveri erano stati mutilati e altri avevano segni di ferite da arma da fuoco. Massacri e pratiche di tortura, anche ai danni di civili, sono stati denunciati più volte durante gli oltre cinque anni e mezzo del conflitto civile. E volta a volta ne vengono accusati l'esercito governativo e milizie lealiste, gruppi di ribelli e lo Stato islamico. Ma Konashenkov ha affermato che, prima di essere costretti a lasciare i quartieri orientali di Aleppo per oltre quattro anni nelle loro mani, i ribelli hanno anche disseminato mine e trappole esplosive. L'Osservatorio nazionale per i diritti umani in Siria (Ondus) ha detto ieri che, secondo testimonianze raccolte dal terreno, 63 soldati di Damasco e miliziani loro alleati sono stati uccisi da questi ordigni a partire dal 22 dicembre, quando le forze governative hanno ripreso il controllo della città. Nella sua prima uscita pubblica dopo la riconquista di Aleppo, Bashar al Assad ha visitato ieri, in occasione del Natale, un orfanatrofio cristiano nel sobborgo di Sednaya. Le fotografie pubblicate sulla pagina Facebook della presidenza siriana mostrano il presidente con la moglie Asma insieme con le suore e i bambini. Nel giorno di Natale il Papa ha lanciato un nuovo appello perché "si raggiunga una soluzione negoziale e si ristabilisca la convivenza civile" in Siria. Ma per ora le armi non tacciono. Alle porte di Damasco l'Ondus segnala oggi nuovi bombardamenti aerei governativi sulla cittadina di Duma, con un bilancio di almeno una decina di feriti. Mentre l'esercito turco ha affermato in un comunicato che 30 persone sono state uccise da un'autobomba dell'Isis ad Al Bab, nella provincia di Aleppo, che forze ribelli siriane e soldati di Ankara stanno cercando di strappare allo Stato islamico in un'offensiva che dura da quattro mesi. Secondo la Turchia, l'attacco è stato compiuto contro i civili che cercavano di fuggire dalla città, situata 30 chilometri a sud del confine turco. Intensi combattimenti sono in corso anche a nord e ad ovest di Raqqa, la 'capitale' dell'Isis in Siria, in coincidenza con un'avanzata delle cosiddette Forze democratiche siriane (Sdf), a predominanza curda, sostenute dagli Usa. Fonti dell'Ondus riferiscono che le Sdf sono arrivate alla località di Tal Samn, 27 chilometri a nord della città. Circa 45 chilometri ad ovest, invece, si trovano ormai a ridosso della diga strategica di Tabqa, sull'Eufrate.

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