NEW YORK. Verdetto a sorpresa per Christine Lagarde. La direttrice generale del Fondo Monetario internazionale (Fmi) è stata condannata dalla Cour de Justice de la Rèpublique - il tribunale di Parigi incaricato di giudicare i responsabili del governo su atti commessi nell'esercizio delle loro funzioni - per «negligenza» nel caso dell'arbitrato tra l'imprenditore Bernard Tapie e il Credit Lyonnais, ai tempi in cui era ministra dell'Economia nel governo di Sarkozy.
Il Fmi ribadisce la sua «piena fiducia» in Lagarde e nella «sua capacità» di portare avanti l'incarico. Il direttore generale ringrazia e si difende: «Ho sempre agito nell'interesse pubblico», mette in evidenza, precisando che non presenterà nessun appello.
«La mia attenzione e i miei sforiz sono tutti per il Fmi». Il procuratore generale voleva l'assoluzione ma i giudici non hanno accolto la sua richiesta. Dopo Dominique Strauss-Kahn è la seconda francese alla guida dell'organismo di Washington a finire nei guai con la giustizia, anche se la condanna viene definita come puramente «simbolica».
Lagarde, che rischiava un anno di prigione e almeno 15.000 euro di multa, è stata infatti esonerata dall'esecuzione della pena e il verdetto non avrà impatto sulla sua fedina penale.
Tra i motivi che hanno indotto i magistrati ad assumere questa inconsueta decisione, viene evocata la sua «personalità» e la sua «reputazione internazionale», come anche il fatto che all'epoca, da ministra, fosse in prima linea contro la «crisi finanziaria internazionale».
Intanto, a Washington, i 24 membri del board del Fmi si stanno riunendo per decidere se riconfermare la fiducia nella dirigente rieletta alla guida dell'organismo nel febbraio scorso o chiederle di lasciare. La prima opzione appare più probabile. Uscendo dal tribunale a Parigi il suo legale Patrick Maisonneuve ha minimizzato il verdetto.
«Avremmo certamente preferito l'assoluzione pura e semplice, in ogni caso, la corte ha deciso di esonerarla di una qualsiasi pena e di non intaccare il suo casellario giudiziario», ha commentato parlando di condanna soltanto «parziale».
«Ora - ha continuato - avremmo la possibilità di ricorrere in cassazione, esamineremo certamente questa opzione, ma visto che non c'è nessuna pena credo non sia necessario». Richiamata a Washington per «imperativi professionali» l'imputata non ha assistito oggi alla sentenza ma aveva invece partecipato alla prima parte del processo apertosi a Parigi la scorsa settimana.
Davanti ai giudici ha sempre garantito la sua buona fede. Secondo la tesi accusatoria, avrebbe commesso errori nell'arbitrato fra Tapie e il Crèdit Lyonnais, la banca pubblica a cui l'imprenditore reclamava un indennizzo stratosferico per la cessione che si trovò costretto a fare del marchio Adidas. Per mettere fine alla disputa giudiziaria, il ministero da lei guidato decise nel 2007, contro il parere di un organo consultivo, di aggirare la giustizia ordinaria ricorrendo a un arbitrato privato.
L'anno dopo, i tre magistrati individuati concessero oltre 404 milioni di euro di denaro pubblico a Tapie come indennizzo. In Francia scattarono subito le polemiche su un ipotetico inciucio tra l'imprenditore e Sarkozy. La sentenza fu annullata l'anno scorso e l'uomo d'affari considerato vicino all'ex presidente venne costretto a rimborsare quella pioggia di euro.
Oggi Lagarde non è stata condannata per il via libera all'arbitrato, di cui non è responsabile, ma per aver agito con leggerezza, rinunciando a ricorrere contro quel maxi-risarcimento. Di qui la condanna soltanto «parziale» pronunciata dalla corte parigina. A più riprese Lagarde ha sostenuto di aver agito «nell'interesse dello Stato e nel rispetto della legge».
Nella stessa vicenda è indagato tra gli altri anche il suo ex capo di gabinetto al ministero dell'Economia, oggi amministratore delegato di Orange, Stèphane Richard, accusato di truffa, complicità in appropriazione indebita di fondi pubblici e di associazione per delinquere. L'arbitrato oggetto dell'inchiesta è stato annullato nei mesi scorsi e a Tapie è stato chiesto di restituire l'indennizzo ricevuto. «Sono rovinato», commentò allora su Le Monde il navigato businessman transalpino ed ex manager dell'Olympique Marseille.
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