OAKLAND. «C'è da attendersi il peggio». Non lasciano molte speranze i soccorritori che continuano a scavare tra le macerie del 'Ghost Ship', il vecchio magazzino industriale di Oakland, in California, trasformato in studio d'arte e distrutto venerdì sera da un incendio durante un rave party. Il bilancio ufficiale delle vittime è salito a 30, non ancora identificate ma quasi tutti giovani tra i 20 e i 30 anni. I dispersi però sono almeno una ventina: «E stiamo trovando altri cadaveri», spiegano i vigili del fuoco che finora sono riusciti a scandagliare solo un 20% dell'edificio, viste le difficoltà e il pericolo di un crollo totale della struttura. Mentre una lista non ufficiale stilata da amici e parenti di persone non ancora rintracciate è formata - riportano i media locali - da almeno 35 nomi. E se ieri la polizia si era sbilanciata a ipotizzare fino a 40 vittime, si teme che quella soglia possa essere superata. Anche perchè non si sa quante persone di preciso fossero all'interno della struttura durante la festa, con qualcuno che parla di 200 partecipanti previsti all'evento. Evento con in scaletta alcuni nomi noti del mondo della musica elettronica e altri artisti, alcuni dei quali nell'elenco dei dispersi. È ormai sicuro che il magazzino non fosse dotato di alcun impianto antincendio, a parte un paio di estintori. Ma quella che sta venendo fuori è una lunga storia di richieste di agibilità spesso respinte e di violazioni delle norme di sicurezza più volte denunciate. Con un principio di incendio che già minacciò l'edificio nel 2014, provocando l'ira dei residenti della zona. Non ancora scoperta la causa del disastro, con le indagini che vanno avanti in tutte le direzioni, dall'incidente al dolo. Di sicuro c'è che ad alimentare le fiamme sono stati i materiali all'interno del loft, dove si trovavano molte installazioni artistiche fatte di componenti infiammabili. A non dare scampo a molte delle vittime, poi, l'unica scala di fortuna che univa i due livelli dell'edificio, così che chi era al secondo piano non ha avuto possibilità di fuga. Mancando anche un'uscita di sicurezza. «È stato orribile», raccontano alcuni testimoni. Per Oakland, città sempre più vivace grazie all'arrivo proprio di molti artisti in fuga dalla carissima San Francisco, potrebbe essere una delle tragedie più grandi della sua storia.