NEW YORK. Schiaffo di Donald Trump a Pechino. Il presidente eletto degli Stai Uniti ha avuto un colloquio telefonico con il leader di Taiwan, Tsai Ying-wen, segnando una svolta tra i due Paesi che non hanno relazioni diplomatiche dal 1979. Una provocazione per la Cina.
Si tratta di una svolta che difficilmente non farà infuriare la dirigenza cinese, i cui rapporti con gli Usa potrebbero bruscamente incrinarsi dopo i tentativi tesi a creare una nuova era di relazioni portati avanti da Barack Obama e Xi Jinping. I primi a dare la notizia del colloquio telefonico tra Trump e il presidente taiwanese Tsai Ying-wen sono stati il Financial Times e il Taipei Times. Poi è arrivata la conferma di un portavoce del neo presidente Usa.
I due leader - dopo le congratulazioni di rito al tycoon per la vittoria nella corsa alla Casa Bianca - avrebbero quindi espresso la volontà di riallacciare le relazioni tra Washington e Taipei. Con buona pace di Pechino che considera l'isola di Taiwan non uno stato indipendente ma una sua provincia.
Dal 1972 gli Stati Uniti perseguono la politica chiamata 'One China', una sola Cina, da quando il presidente Richard Nixon visitò Pechino e avviò un percorso di disgelo tra le due super potenze. Nel 1978 il presidente Jimmy Carter riconobbe formalmente il governo di Pechino come l'unico per tutta la Cina, compresa Taiwan. Seguì la chiusura dell'ambasciata Usa a Taipei l'anno seguente.
Ora dopo decenni di pratica diplomatica in cui presidenti americani non hanno mai avuto contatti con i leader di Taiwan la rottura di questo protocollo da parte di Trump. Con quella che può essere considerata la prima vera e propria mossa in politica estera del neo inquilino della Casa Bianca. Al momento nessuna reazione ufficiale da Pechino.
Ma è facile prevedere uno scontro con l'amministrazione Trump, con i cinesi determinati a non riconoscere Taiwan e a impedire qualunque rapporto diplomatico tra l'isola e altri Paesi.
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