PARIGI. Li ha eliminati uno dopo l'altro, prima il suo presidente della Repubblica, Nicolas Sarkozy, poi l'ex collega di governo agli Esteri, Alain Juppè. Adesso tutta la destra si compatta dietro Francois Fillon, l'uomo che i Republicains hanno deciso di lanciare nella corsa all'Eliseo dopo primarie vinte a valanga. E probabilmente contro Marine Le Pen, favorita da tutti i sondaggi al primo turno delle presidenziali. Mentre tutti gli occhi della Francia erano rivolti a destra, è a sinistra che è esploso il caos, con quella che è apparsa oggi come la decisione - inedita da parte di un primo ministro nella Quinta repubblica - di Manuel Valls di sfidare nella corsa alla candidatura il suo presidente, Francois Hollande. Fillon aveva stravinto il primo turno, doppiando addirittura i voti di Sarkozy e non c'era troppa incertezza sul ballottaggio. Ma le proporzioni della sua vittoria al duello contro Juppè hanno assunto le dimensioni di una valanga. Il suo discorso molto thatcheriano in economia e conservatore sui temi sociali ha continuato a convincere durante quest'ultima settimana di campagna, quando si è trovato di fronte ad un Alain Juppè prima incredulo, poi irritato. Il sindaco di Bordeaux non ha però mai insidiato il trionfo di Fillon e a tratti, nell'ultimo dibattito tv, è apparso addirittura rassegnato. In serata, non ha potuto fare altro che complimentarsi con il rivale: «Auguri a lui, da stasera sono al suo fianco», ha detto. Gli opinionisti si sono già lanciati nella corsa all'ipotesi, se la scelta di un uomo rassicurante ma che non fa sconti sul versante sociale della sua politica, sia una buona o una cattiva notizia per Marine Le Pen, nella quasi certezza che il ballottaggio delle presidenziali di primavera veda l'estrema destra contro la destra. Affluenza ancora in aumento, dopo le cifre senza precedenti della settimana scorsa, oltre 4 milioni. Ma se il voto di oggi ha archiviato la partita a destra, a sinistra «Manuel Valls ha puntato un missile a testata nucleare contro l'Eliseo», come ha osservato il giornalista politico Olivier Mazerolle: in un'intervista fatta uscire come una bomba ad orologeria proprio nel giorno della proclamazione del candidato dei Republicains, il premier si è detto pronto a scendere in campo nelle prossime primarie della gauche, anche contro Hollande. Una situazione che fin qui, nella Quinta Repubblica, non si era mai verificata. «Ho delle relazioni di rispetto, di amicizia, e di lealtà con il presidente - ha detto Valls - ma la lealtà non esclude la franchezza. Bisogna convenire necessariamente che in queste ultime settimane il contesto è cambiato. La pubblicazione del libro con le confidenze (a due giornalisti di Le Monde, ndr) ha creato un profondo smarrimento a sinistra. Di fronte a questo smarrimento, al dubbio, alla delusione, all'idea che la gauche non abbia alcuna chance, voglio spezzare questo automatismo che ci porterebbe alla sconfitta». Un avvicinamento alla discesa in campo, da parte di Valls, che è cominciato da circa un mese, che è continuato giorno dopo giorno con maggior convinzione dopo che l'ex ministro Emmanuel Macron, suo rivale nel governo e nella considerazione di Hollande, ha deciso di candidarsi senza passare dalle primarie. Adesso, nessuno sa più cosa potrà accadere di qui al 10 dicembre - data fissata da Hollande per sciogliere la sua riserva e dichiararsi per la corsa alla conferma all'Eliseo - e dopo, fino alle primarie del 22 e 29 gennaio. Valls resterà capo del governo anche schierandosi contro Hollande? Ci sarà un rimpasto? I prossimi giorni, con la destra ormai allineata dietro il suo riunificatore, si annunciano molto movimentati nel campo della maggioranza e del Partito socialista. Con prospettive non incoraggianti: «Noi possiamo uscire polverizzati dal primo turno delle presidenziali - ha avvertito Valls -. La sinistra può morire».