PARIGI. «La pista terroristica non è privilegiata»: questo il parere degli inquirenti a Montferrier-sur-Lez, dove ieri sera un uomo armato di fucile e coltello ha fatto irruzione in una casa di riposo per monaci, uccidendo un'aiuto-infermiera. L'individuo, di cui non si conoscono le motivazioni nè l'identità, è tuttora in fuga. Poliziotti e gendarmi perlustrano ancora questa mattina tutto il territorio della zona, attorno a Montpellier, nel sud della Francia. Il paesino di 3.000 abitanti è ancora sotto shock. Il procuratore, Christophe Barret, ha spiegato questa notte che a chiamare la polizia è stata la custode dell'istituto «Le querce verdi», avvertendo di essere stata aggredita. Quando i primi agenti sono arrivati l'hanno trovata legata e imbavagliata ma soltanto con qualche ammaccatura e in stato di shock. Poco distante, invece, hanno trovato il cadavere di Marie-Yvonne, una aiuto-infermiera uccisa con diverse coltellate (non sgozzata, precisano gli inquirenti). «Non c'era un guardiano, non c'era protezione, chiunque poteva entrare lì», ha detto questa mattina il marito della vittima fra le lacrime. I 59 monaci - quasi tutti ex missionari in Africa - sono potuti rientrare nelle camere. Alcuni, ultranovantenni, hanno dovuto essere accompagnati». Una vita da missionari in Africa, poi una sera - nel paesino del sud vicino a Montpellier - 60 monaci e suore si trovano di fronte all'incontrollabile furia di un uomo armato, incappucciato. Un monastero e, proprio accanto, la casa di riposo, «Le Querce Verdi». Tutto tranquillo, poi l'irruzione. Al momento la prefettura propende per la semplice «azione criminale», un movente di delinquenza comune o di follia. Ma la pista terroristica «non è esclusa». L'uomo, armato, viene cercato ovunque, nelle cantine, negli edifici adiacenti. I 60 monaci, le suore, i cinque o sei impiegati laici che lavoravano in quel momento nella casa di riposo, sono stati messi in salvo dai reparti speciali. I primi ad arrivare sono stati una quindicina di teste di cuoio del gruppo PSIG-Sabre, di stanza nella regione. Raggiunti da gendarmi e da uomini del RAID di Lunel e di Montpellier. Un meccanismo voluto - dopo gli attentati del 13 novembre - dal ministro dell'Interno, Bernard Cazeneuve: qualsiasi luogo della Francia, anche il più sperduto in campagna, deve essere sempre raggiungibile da un reparto antiterrorismo entro 20 minuti al massimo. A telefonare alla polizia, pochi minuti dopo l'irruzione, è stata la donna poi uccisa. In un primo momento, da fonti della polizia erano trapelati possibili obiettivi del gruppo di terroristi arrestati nella notte fra sabato e domenica scorsi fra Strasburgo e Marsiglia: tutti a Parigi e dintorni, dagli Champs-Elysees con i suoi mercatini di Natale a Disneyland, da diverse chiese alla sede della prefettura di polizia, da una fermata della metropolitana ai bistrot del XX arrondissement. Appena superato il primo anniversario delle stragi del 13 novembre, la Francia sembra essere subito ripiombata nel clima di paura che si respira nel paese ormai da due anni.