ALEPPO. Il sangue scorre a fiumi nella martoriata Aleppo, nei quartieri orientali sotto il controllo dei ribelli e in quelli occidentali appannaggio del regime.
Le Nazioni Unite vedono svanire un'ulteriore possibilità di arrivare a una tregua duratura: il piano per dare autonomia alla zona est è stato rinviato al mittente da Damasco, che bolla l'idea come un «attentato alla sovranità» della Siria.
Per Aleppo est «il tempo sta per scadere»: è il monito dell'inviato speciale dell'Onu, Staffan De Mistura, dopo il 'niet' siriano comunicato nel corso della missione a Damasco. Il diplomatico ha ribadito che la comunità internazionale è vivamente preoccupata per le atrocità senza fine, i bombardamenti sugli ospedali e sulle aree residenziali. De Mistura ha avvertito Damasco che senza un piano politico, un suo eventuale successo militare sarà solo una «vittoria di Pirro».
Per questo l'Onu voleva assicurare alle forze dell'opposizione siriana la gestione amministrativa della zona orientale, a patto che i combattenti in particolare quelli delle fazioni jihadiste e qaidiste lasciassero la città. Il ministro degli Esteri Walid Moallem ha replicato a stretto giro che Damasco «vuole ripristinare il controllo statale, e non è accettabile che 275.000 nostri connazionali siano ostaggio di 6.000-7.000 uomini armati. Nessun governo al mondo lo accetterebbe».
Nel lontano Perù, dove si trovano per il vertice Apec, il presidente Barack Obama e quello russo Vladimir Putin sono tornati a parlare di Siria. Obama ha messo in evidenza la necessità per il «segretario Kerry e il ministro degli esteri Lavrov di continuare a perseguire iniziative per ridurre la violenza e alleviare la sofferenza del popolo siriano».
Ma oramai tutti sanno che per capire quale sarà la strategia politica della Casa Bianca si dovrà attendere l'insediamento del nuovo 'boss' dello Studio ovale, Donald Trump, a febbraio. Intanto continua la strage.
Nelle ultime 24 ore i morti sono oltre 60, tra loro anche 15 bambini. L'Osservatorio nazionale siriano (Ondus) conta 55 civili uccisi, inclusi 8 bambini, dai bombardamenti aerei sulla zona orientale. In un quartiere un barile-bomba ha sterminato un'intera famiglia di sei persone, che sarebbero state uccise dal gas cloro sprigionato dall'esplosione dell'ordigno.
Damasco, tramite l'agenzia ufficiale Sana, accusa invece i ribelli di aver colpito con salve di mortaio la scuola al Furqan nella zona occidentale sotto il controllo dei governativi. Sette gli scolari uccisi, morta anche una maestra.
Altri 19 bambini «feriti gravemente», afferma la Sana. Intanto, emergono nuovi drammatici frammenti che raccontano il dramma di una città senza più ospedali.
In un video si vede una sala d'attesa. Passa una infermiera con un camice blu. Poi una nuvola di polvere densa. Sono le immagine ottenute dalla Associated Press del bombardamento dell'ospedale pediatrico di Aleppo est, lo scorso venerdì.
Il filmato - fornito dall'Independent Doctors Association - raccoglie diverse immagini dalle telecamere fisse all'interno e all'esterno della struttura prima e dopo l'impatto delle bombe. Una sequenza mostra l'ospedale dall'esterno intatto. Poi una violenta esplosione e le fiamme 'bucanò l'obiettivo. Orrore, morte, paura. Questa è Aleppo oggi.
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