SYDNEY. Post su Facebook in cui si raccontano vacanze di lusso, foto delle costose scuole dei figli. Nel tentativo di stanare gli evasori fiscali l'agenzia delle entrate australiana ha cominciato a monitorare scrupolosamente i social media ottenendo grandi successi.
Nell'anno finanziario 2015/16 la caccia sui social media ha fruttato all'erario quasi 10 miliardi di dollari australiani (7 miliardi di euro). Il giro di vite ha scoperto decine di casi di redditi dall'estero non dichiarati e usati per pagare costose scuole private o viaggi all'estero, che non sono in linea con il reddito dichiarato.
«È una realtà dell'epoca in cui viviamo che vi siano sempre più informazioni pubblicamente disponibili, particolarmente attraverso i social media», ha detto il capo dell'Australian Taxation Office, Chris Jordan al quotidiano The Australian. «Naturalmente andiamo a controllare solo quando i conti non tornano».
L'ufficio delle tasse australiano raccoglie anche informazioni da varie fonti pubbliche e private, come la motorizzazione, la borsa e i siti di shopping online, mentre banche, datori di lavoro, assicurazioni sanitarie e varie agenzie governative sono obbligati a riferire informazioni all'erario.
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