BELGRADO. La partita più pazza del mondo si gioca ogni domenica a cavallo di due nazioni, tra Unione europea e territorio extracomunitario, col rischio di doversi portare il passaporto sempre in tasca. E' una storia singolare ed emblematica, tra confini reali e barriere virtuali, quella del piccolo stadio del Partizan di Kostajnica, squadra di calcio che gioca nella Lega regionale bosniaca, una sorta di serie C. Il campo si trova per un terzo in Croazia e per il resto nella Republika Srpska (Rs), l'entità a maggioranza serba della Bosnia-Erzegovina, e durante le partite i calciatori - proporzionalmente ai chilometri corsi, ovviamente, e portieri a parte - attraversano centinaia di volte la frontiera fra i due Paesi. Tale curiosa situazione è una delle conseguenze della disgregazione della vecchia Federazione jugoslava e l'indipendenza delle varie repubbliche che la componevano. Kostajinica si trova sulla frontiera, che passa proprio all'interno del campo da gioco. Come riferisce il quotidiano belgradese Kurir, c'è qualcuno che ai calciatori ha consigliato di portarsi dietro nei pantaloncini il passaporto. La Croazia infatti fa parte della Ue, a differenza della Bosnia-Erzegovina. La panchina delle riserve, osserva il giornale, cade in territorio croato, così che chi attende di entrare in gioco osserva la partita... dall'Unione europea! "In pratica giochiamo sempre sul territorio di due Paesi", ha detto il presidente del Partizan di Kostajnica Zoran Avramovic. "E quando la palla va a finire fuori dal campo chi la va a raccogliere ha sempre con se' il passaporto, per ogni evenienza". Anche se finora, ha aggiunto, le guardie di frontiera croate non hanno mai richiesto i documenti.