Lunedì 23 Dicembre 2024

Dopo Mosul, parte l'offensiva per liberare Raqqa dall'Isis

Un frame del video in cui si annuncia l'offensiva a Raqqa contro l'Isis - Fonte Ansa

BEIRUT. Dopo Mosul, lo schieramento anti-Isis punta su Raqqa. Le cosiddette Forze democratiche siriane (Sdf) a maggioranza curda, sostenute dagli Usa, hanno annunciato oggi di avere cominciato l'offensiva verso la 'capitale' dello Stato islamico in Siria, mentre procede a rilento l'avanzata delle forze lealiste irachene per conquistare Mosul. È stata una donna, in divisa militare e affiancata da altri ufficiali (come si vede nella foto), a dare la notizia dell'avvio dell'offensiva verso Raqqa in una conferenza stampa ad Ein Issa, una località 50 chilometri a nord della roccaforte dell'Isis. Jihan Sheikh Ahmad, presentata come la portavoce delle Sdf, ha detto che l'operazione è stata denominata 'Ira dell'Eufrate'. Una chiara risposta al nome di 'Scudo dell'Eufrate' scelto dalla Turchia per l'operazione che dall'agosto scorso la vede impegnata nel sostenere gruppi di ribelli siriani che combattono sì contro l'Isis, ma anche contro le milizie curde Ypg, maggioritarie nelle Sdf, che Ankara considera «terroriste» in quanto legate ai separatisti del Pkk turco. La portavoce ha sottolineato che all'offensiva, cominciata la scorsa notte, prendono parte 30.000 miliziani. L'inviato speciale degli Usa per la lotta all'Isis, Brett McGurk, ha confermato l'avvio dell'offensiva, sottolineando che gli americani forniscono copertura aerea con i loro bombardamenti alle Sdf, come avvenuto nelle altre battaglie che negli ultimi anni le hanno visto impegnate nel nord della Siria contro lo Stato islamico. McGurk ha assicurato che le autorità di Washington sono in contatto con quelle di Ankara per valutare la situazione, ma ritengono che l'iniziativa contro l'Isis nel nord della Siria debba spettare a «forze locali». In primo luogo i curdi, dunque. Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan, in un discorso televisivo ha evitato ogni riferimento a Raqqa, limitandosi a dire che le forze sostenute da Ankara stanno avanzando velocemente e sono arrivata a 15 chilometri da Al Bab, una località a nord di Aleppo tuttora in mano all'Isis. Quello che interessa alla Turchia è impedire che i curdi arrivino per primi ad Al Bab, ciò che permetterebbe loro di saldare i loro vasti territori ad est con la piccola enclave di Afrin, a nord-ovest, anch'essa sotto il loro controllo. Sempre dalla Siria arriva la notizia di altri bambini uccisi dai bombardamenti governativi. L'Osservatorio nazionale per i diritti umani (Ondus) afferma che almeno quattro sono morti e altre 19 persone sono rimaste ferite, anch'esse in maggioranza bambini, da colpi d'artiglieria su un asilo infantile nell'area di Harasta, alle porte di Damasco, controllata da forze ribelli. In Iraq, invece, lo Stato islamico continua a reagire con colpi micidiali all'offensiva lealista verso Mosul. Almeno 20 persone sono rimaste uccise in tre attentati rivendicati dall'organizzazione di Al Baghdadi nella provincia di Salahuddin, a nord di Baghdad. Due contro pellegrini sciiti a Samarra, dove è stata fatta saltare in aria un'ambulanza-bomba e poi un kamikaze ha azionato il giubbetto esplosivo che portava addosso. E uno all'ingresso di Tikrit, dove un altro attentatore suicida a bordo di un'autobomba si è scagliato contro un posto di blocco. Attacchi kamikaze, cecchini e trappole esplosive continuano a rallentare il tentativo di avanzata verso il centro di Mosul delle forze speciali irachene che martedì scorso sono penetrate nell'estrema periferia orientale. Finora sono riuscite procedere per non più di un chilometro da queste aree ancora scarsamente popolate, e la presenza di un numero sempre maggiore di civili nei quartieri in cui dovranno entrare renderà le operazioni ancora più difficili. «È una delle battaglie più dure che abbiamo affrontato finora», ha detto all'agenzia Ap il colonnello Mohammad al Timimi. Le forze governative che avanzano da sud sono ancora a 20 chilometri dalla città, mentre a nord-est le forze curde dei Peshmerga non sono ancora riuscite a strappare all'Isis la cittadina di Bashiqa, 13 chilometri da Mosul.

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