Mercoledì 18 Dicembre 2024

Siria, raid Usa per errore uccide militari: la Casa Bianca si scusa

Immagine di Archivio - Foto Ansa

ROMA. L'amministrazione Obama ha espresso il rammarico americano per la "perdita di vite non intenzionale" a seguito dei raid aerei della coalizione internazionale anti Isis a guida Usa, che hanno ucciso decine di militari siriani. Visto quanto accaduto, Mosca è giunta alla conclusione che Washington difende l'Isis: questa la posizione espressa dalla portavoce del Ministero degli Esteri russo Maria Zakharova: "Se prima nutrivamo sospetti che tutto questo era per difendere Jebhat al-Nusra, adesso siamo giunti alla spaventosa conclusione che la Casa Bianca difende l'Isis". Il Consiglio di sicurezza dell'Onu si riunisce d'urgenza in queste ore a New York, per "consultazioni" sulla Siria. Dopo solo cinque giorni la nuova tregua in Siria, sponsorizzata da Usa e Russia, appare sul punto di fallire, con le violenze in continuo aumento e i promessi aiuti umanitari alla popolazione che ancora non si vedono.  L'ultimo duro colpo è arrivato ieri sera, al termine della giornata più tesa dall'inizio della tregua. La coalizione anti-Isis a guida americana ha ammesso - dopo la denuncia arrivata da Damasco - di aver colpito «in modo non intenzionale» una base governativa nell'est del Paese, nei pressi di Dayr az Zor, dove le truppe lealiste resistono da mesi all'assedio dello Stato islamico. È la prima volta che lo schieramento a guida statunitense colpisce le forze di Damasco dall'inizio del conflitto. L'«errore» della coalizione anti-Isis è costato la vita a 62 militari siriani e ha causato il ferimento di un altro centinaio di soldati di Damasco. «La controparte russa era stata informata prima che iniziassero i raid aerei che poi avrebbero colpito militari siriani anzichè obiettivi dell'Isis», si legge in un comunicato diffuso a Washington dal comando militare centrale Usa che fa sapere di aver fermato i raid aerei in Siria dopo che la Russia li ha avvisati che avevano colpito militari siriani. «Si tratta di un attacco grave e palese alla Siria e al suo esercito», ha denunciato in una nota l'esercito di Damasco, e «la prova certa del sostegno degli Stati Uniti a Daesh e ad altri gruppi terroristici».  Il presidente Vladimir Putin ha accusato intanto gli Usa di non avere ancora collaborato per individuare e separare i miliziani qaedisti del Fronte Fatah ash Sham (ex Al Nusra) dagli altri gruppi dell'opposizione per poterli bombardare. Il risultato, ha aggiunto, è che «vediamo le forze terroristiche che stanno cercando di riorganizzarsi». Una risposta, quella del Capo del Cremlino, al duro messaggio inviato nella tarda serata di ieri dal presidente americano Barack Obama, secondo il quale gli Usa «non faranno altri passi negli accordi con Mosca finchè non vedranno sette giorni continui di violenza ridotta e di duraturo accesso umanitario».  Per ora, invece, le popolazioni allo stremo non hanno visto nemmeno l'ombra degli attesi convogli umanitari. Mentre le violenze aumentano gradualmente in molte regioni del Paese, compresa Aleppo e i sobborghi intorno a Damasco. La Russia ha accusato i gruppi armati dell'opposizione di avere violato la tregua almeno 55 volte nelle ultime 24 ore. Sul fronte degli attivisti dell'opposizione, invece, l'Osservatorio nazionale per i diritti umani (Ondus) parla di almeno 13 civili uccisi, tra i quali cinque bambini, in bombardamenti governativi, anche con l'aviazione, nelle province di Aleppo, Idlib e Homs.  Secondo l'Ondus la Turchia ha intanto inviato nuove truppe nel nord della Siria per appoggiare i gruppi ribelli suoi alleati nell'operazione 'Scudo dell'Eufratè. Un'offensiva diretta non solo contro l'Isis ma anche contro le milizie curde dell'Ypg. A fare chiarezza in questa confusa situazione non aiuta certo il mistero che ancora circonda l'accordo siglato tra Russia e Usa la settimana scorsa. Putin è tornato oggi a chiedere a Washington di acconsentire alla sua pubblicazione. Se ciò non è stato ancora fatto, ha detto il capo del Cremlino, si deve alle resistenze degli Usa che vogliono «mantenere il potenziale offensivo» nei confronti delle forze governative fedeli ad Assad. Nel frattempo due razzi provenienti dalla Siria e diretti verso la parte delle Alture del Golan occupate da Israele sono stati intercettati oggi pomeriggio dal sistema di difesa israeliano Iron Dome. L'ultimo di una serie di episodi che in due settimane hanno visto almeno sei razzi fuori controllo arrivare dalla Siria sul versante israeliano e l'aviazione dello Stato ebraico reagire con raid in cui sono state colpite postazioni di artiglieria governative siriane.

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