PARIGI. «Ci sono state tante dichiarazioni, la denuncia aspettiamo di vederla, vediamo di che si tratta. Ma non ci fa nessuna paura, di vignette come questa ne abbiamo fatte a decine, è una come un'altra, di umorismo nero».
Lo ha detto Riss, il direttore di Charlie Hebdo, ospite stamattina della radio France Inter per la presentazione di un libro, rispondendo a una domanda sulla denuncia del Comune di Amatrice.
«Trovo completamente sproporzionato tutto questo chiasso per una vignetta», ha aggiunto. «Abbiamo fatto in passato vignette simili su Bruxelles, sul terremoto ad Haiti e nessuno ha protestato, nessun italiano ha protestato. La morte è un tabù, qualche volta bisogna provare a trasgredire».
«Quando vediamo sui social network la dimensione che ha preso questo caso - ha aggiunto - sembra di essere in manicomio».
La denuncia-querela da parte del Comune di Amatrice è stata depositata ieri mattina presso la procura del tribunale di Rieti. Si tratta di una denuncia per diffamazione aggravata relativa alla vicenda delle vignette pubblicate dal periodico francese Charlie Hebdo.
L'atto è stato presentato dall'avvocato Mario Cicchetti, in qualità di legale dello stesso Comune colpito dal sisma del 24 agosto.
Il periodico francese Charlie Hebdo, nella prima vignetta dedicata al terremoto del centro Italia, secondo quanto espongono nella querela i legali del Comune di Amatrice, aveva raffigurato le vittime del sisma «in modo tale da somigliare a degli stereotipati piatti della tradizione culinaria italiana», mentre una seconda vignetta «aveva attribuito la colpa della devastazione del centro Italia alla mafia".
«Si tratta di un macabro, insensato e inconcepibile vilipendio delle vittime di un evento naturale - ha spiegato l'avvocato Mario Cicchetti -. La critica, anche nelle forme della satira, è un diritto inviolabile sia in Italia che in Francia, ma non tutto può essere 'satira" e in questo caso le due vignette offendono la memoria di tutte le vittime del sisma, le persone che sono sopravvissute e la città di Amatrice«.
Ad avviso dello stesso legale »appare assolutamente configurabile la diffamazione aggravata e non si può ritenere in alcun modo sussistente l'esimente del diritto di critica nella forma della satira".
Un secco «No comment» era stato il primo commento rilasciato all'ANSA dal responsabile della comunicazione di Charlie Hebdo.
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