PARIGI. Il divieto di burkini sulle spiagge di Nizza, contestato in tribunale dalla Lega per i diritti dell'uomo e dal Collettivo contro l'omofobia, è stato ufficialmente sospeso, in linea con la sentenza del Consiglio di stato della scorsa settimana. L'avvocato della città aveva fatto di tutto per opporsi, arrivando fino a parlare di una popolazione "quasi sull'orlo della guerra civile" dopo l'attentato del 14 luglio, ma il tribunale amministrativo non ha potuto che dare ragione a chi chiedeva lo stop. La decisione del più alto grado di giudizio amministrativo fa giurisprudenza, e la magistratura deve adeguarsi, a meno di non rilevare elementi sufficienti a rendere una specifica situazione diversa. Per questo, i legali avevano tentato di dimostrare ai giudici che nel caso della città colpita al cuore dall'attentato ci sono non solo "rischi verificati" per l'ordine pubblico, ma anche situazioni già emerse come "problematiche", cosa che avrebbe reso il divieto giustificato. A Nizza, aveva sostenuto l'avvocato Pauline Fray in udienza, "la popolazione è traumatizzata", e "ci sono già esempi sulla stampa e sui social network di parole razziste, le persone si dicono razziste e pronte ad agire. E' deplorevole, ma vuol dire che c'è effettivamente un rischio per l'ordine pubblico". L'argomentazione, però, non ha convinto: "L'emozione e le inquietudini che sono il risultato degli attentati terroristici, e in particolare quello commesso a Nizza il 14 luglio scorso, non sono sufficienti a giustificare legalmente la misura contestata", scrivono i giudici del tribunale amministrativo, aggiungendo che il sindaco non ha il potere di "emettere disposizioni che vietino l'accesso alla spiaggia se non si basano su rischi comprovati di disturbo all'ordine pubblico nè, tantomeno, su minacce verificate all'igiene, alla decenza o alla sicurezza del bagnasciuga". "E' una soddisfazione che il tribunale amministrativo di Nizza resti nel suo ruolo di guardiano delle libertà fondamentali - ha commentato con soddisfazione l'avvocato del Collettivo contro l'islamofobia - Ora speriamo che gli altri comuni coinvolti ritirino di propria iniziativa le loro ordinanze, come già hanno fatto Eze e Roquebrune. Altrimenti, torneremo davanti alla giustizia".