TRIPOLI. «Moez Ben Abdulgader Ben Ahmed Al Fezzani, conosciuto come Abu Nassim, è stato catturato». Secondo il Libya Herald, l'importante pedina dello scacchiere terrorista dell'Isis, ben noto in Italia per i suoi trascorsi da reclutatore jihadista, era fuggito da Sirte e stava cercando di abbandonare la Libia per rifugiarsi in Tunisia, dove è nato nel 1969, ma è stato catturato dalle forze libiche di Zintan, alleate del controverso generale Khalifa Haftar.
Al momento la Tunisia, che lo scorso febbraio lo ha messo in cima alla lista dei terroristi più pericolosi e ricercati, non ha commentato la notizia. Anche in Italia gli inquirenti stanno cercando conferme sulla presunta cattura di Abu Nassim. «Posto che non dispongo di informazioni certe, se la notizia dell'arresto di al Fezzani riportata dai media libici dovesse essere vera sarebbe da applausi infiniti», ha affermato il presidente del Copasir, Giacomo Stucchi.
Al Fezzani - scrive il giornale libico - sarebbe stato preso alcuni giorni fa insieme ad altri venti miliziani dello Stato islamico in una zona situata tra le città della Libia occidentale di Rigdaleen e al-Jmail. Ma la sua identità sarebbe stata scoperta solo successivamente, quasi per caso. Ciò spiegherebbe il ritardo con il quale la notizia è stata data. Ora l'uomo si troverebbe a Marj, città della Cirenaica nella Libia nord-orientale, «per ulteriori indagini».
Già arrestato dagli americani e detenuto per quasi 7 anni nella base Usa di Bagram in Afghanistan, processato a Milano, assolto, espulso e tornato in Libia, poi condannato in contumacia nel processo d'appello milanese, sarebbe stato in collegamento anche con il gruppo che rapì quattro tecnici italiani della Bonatti, due dei quali furono uccisi. Tunisi inoltre lo considera responsabile del fallito tentativo dell'Isis di impadronirsi, lo scorso 7 marzo, della città di Ben Guerdane, al confine con la Libia: l'attacco si concluse con decine di morti, in maggioranza jihadisti ma anche civili e soldati tunisini.
A Sirte Abu Nassim sarebbe rimasto fino a pochi giorni fa, decidendo infine di gettare la spugna in seguito all'avanzata vittoriosa delle milizie di Misurata fedeli al governo di unità nazionale libico di Fajez al Sarraj. La città libica è ormai al 90% liberata dalla presenza delle bandiere nere dell'Isis, ma in molte zone continua a essere in stato di guerra permanente. Ieri nove attacchi kamikaze compiuti con cinque autobomba, una motobomba e tre attentatori suicidi a piedi hanno provocato 9 morti e 82 feriti.
Oggi, secondo le stesse milizie pro-Sarraj, due autobomba sono state fatte esplodere vicino ai soldati nella parte occidentale della città, uccidendo 10 persone e ferendone una ventina. Inoltre proprio a Sirte «per la prima volta l'Isis ha inviato donne kamikaze che hanno cercato di introdursi nel quartiere 2» per farsi saltare in aria. Mohamed al Ghasri, portavoce delle forze fedeli al governo di unità nazionale libico di Fajez al Sarraji, ha spiegato che le donne indossavano cinture esplosive.
«Quando si sono avvicinate ai nostri uomini le abbiamo neutralizzate», ha riferito Ghasri, aggiungendo che quattro miliziani dello Stato islamico sono stati arrestati nelle zone liberate di Sirte dove sono stati anche trovati i cadaveri di 32 jihadisti, mentre prosegue la bonifica dell'area dalle mine. «Attualmente i terroristi rimasti sono trincerati nei quartieri 3 e 1», ha concluso. Intanto la Mezzaluna rossa libica ha comunicato di aver inviato un convoglio con aiuti umanitari verso la periferia di Sirte con la cooperazione della Croce Rossa internazionale. Si tratta, ha precisato, di sei camion con viveri, medicine, coperte e disinfettanti. E una grande speranza di pace.
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