Lunedì 25 Novembre 2024

All'Italia la presidenza 2018 dell'Osce: decisione unanime

Il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni (Foto Ansa)

ROMA. Con decisione unanime, i 57 Paesi membri dell'Osce (l'Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa) hanno conferito all'Italia la presidenza per l'anno 2018. «È una decisione che rappresenta pienamente il riconoscimento dell'impegno e della volontà del nostro Paese di contribuire fattivamente alla pace e alla stabilità in Europa», ha commentato il ministro degli Esteri. Paolo Gentiloni. In un momento storico in cui si moltiplicano i fattori di crisi ed instabilità, all'interno ed ai confini dell'Europa, la presidenza dell'Osce comporterà per l'Italia un impegno di ampio respiro, che non si limiterà al 2018, ma si svilupperà nell'arco del triennio 2017-2019 durante il quale il nostro Paese farà parte della Troika Osce. In tale contesto, dal 1 gennaio del prossimo anno l'Italia inizierà a lavorare in stretto coordinamento con la Germania (Presidenza 2016) e con l'Austria (Presidenza 2017) e ad assicurare la Presidenza del Gruppo Mediterraneo. «La ricerca di una soluzione alla crisi ucraina e ai cosiddetti "conflitti congelati" nell'area Osce (Nagorno-Karabakh, Georgia e Transnistria), la crisi dei migranti e dei rifugiati e il rafforzamento del Partenariato con i Paesi della Sponda Sud del Mediterraneo», ha aggiunto Gentiloni, «saranno al centro dell'agenda per la nostra Presidenza». Foro privilegiato di cooperazione e di dialogo a favore della pace, della sicurezza e della stabilità nell'area che va «da Vancouver a Vladivostok», l'Osce si ispira al concetto di sicurezza onnicomprensiva contenuto nell'Atto finale di Helsinki del 1975, e che ne rende oggi il ruolo cruciale e che implica la necessità di una costante attenzione a tutte le «dimensioni» e gli obiettivi dell'OSCE in campo politico-militare, economico-ambientale e nella dimensione umana. «Un concetto di sicurezza - ha concluso il ministro - più che mai attuale visto che proprio al metodo che portò all'Atto di Helsinki si guarda con crescente interesse anche per gettare le prime basi di un nuovo ordine nel Mediterraneo».

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