PARIGI. Hanno gridato "Allah Akbar" e "Daesh" i due terroristi che hanno assaltato questa mattina la chiesa di Saint-Etienne nei pressi di Rouen sgozzando un anziano sacerdote e ferendo altre due persone, una delle quali lotta tra la vita e la morte. La conferma della morte di padre Jacques Hamel, 84 anni, è arrivata dall'arcivescovo di Rouen, monsignor Dominique Lebrun, che ha annunciato il suo rientro nella diocesi da Cracovia, dove si trovava.
Poco dopo, puntuale, è arrivata la rivendicazione dello stato islamico che, attraverso l'agenzia Aamaq, ha affermato che l'attacco è stato compiuto da due "soldati" del gruppo che "hanno eseguito l'operazione in risposta agli appelli di prendere di mira i Paesi della Coalizione crociata". Non ci sono dubbi sulla militanza jihadista degli attentatori, uccisi dalle teste di cuoio francesi mentre uscivano dalla chiesa.
Uno dei due, riferiscono fonti di polizia citate da diversi media francesi, era stato condannato nel 2015 per un tentativo di arruolamento nella Jihad in Siria. Non ci riusci' e venne fermato alla frontiera turca, aveva scontato un anno di prigione ed era stato liberato il 22 marzo e posto sotto sorveglianza con il braccialetto elettronico. La procura antiterrorismo aveva fatto appello contro questa decisione. Una persona è stata fermata in relazione alle indagini sull'attacco, ha reso noto la Procura francese.
Il presidente Francois Hollande, che insieme al ministro dell'Interno Bernard Cazeneuve, è giunto subito a Saint-Etienne de Rouvray, proprio vicino alla 'sua' Rouen - dove è nato - ,ha detto che i due hanno agito "in nome dell'Isis", condannando l' "ignobile" assalto alla chiesa. "Ci troviamo ancora una volta di fronte a una prova, la minaccia è molto elevata", ha aggiunto Hollande.
E ha scandito: "E' una guerra da condurre con tutti i mezzi nel rispetto dei diritti" ricordando che i "terroristi vogliono dividerci" ed esprimendo dolore e sostegno alle forze di sicurezza - tra di esse c'e' stato un ferito - che hanno evitato un bilancio ancora più pesante. Immediata la reazione della leader del Front National, Marine Le Pen. "La responsabilita' di tutti coloro che ci governano da trent'anni e' enorme. Vederli chiacchierare è ripugnante", ha twittato.
E' arrivata anche la voce del papa, attraverso il portavoce vaticano padre Lombardi, "con la condanna più radicale di ogni forma di odio e la preghiera per le persone colpite". Subito dopo il pontefice ha inviato un telegramma all'arcivescovo di Rouen a firma del Segretario di Stato Vaticano, card. Pietro Parolin: "Il Signore ispiri a tutti pensieri di riconciliazione e fraternità in questa nuova prova". A Hollande il premier Matteo Renzi ha espresso tutta la vicinanza e solidarietà sua e del governo "di fronte all'assurdo episodio di odio avvenuto in Normandia".
L'attentato jihadista contro i giornalisti di Charlie Hebdo è stato il «detonatore» della radicalizzazione di A.K, uno di due killer di Rouen. Lo aveva riferito la madre in un'intervista pubblicata un anno fa su La Tribune de Geneve.
«A partire da gennaio 2015 (mese della strage), da che era un ragazzo allegro, gentile, amante della musica e delle uscite con gli amici, ha iniziato a frequentare assiduamente la moschea», ha raccontato la donna, un'insegnante, aggiungendo che in meno di tre mesi si è radicalizzato. «Diceva che in Francia non si poteva osservare tranquillamente la sua religione, parlava con delle espressioni che non gli appartenevano, era come stregato», ha aggiunto. Poi ha iniziato a chattare su Facebook con persone radicalizzate e il 23 marzo decide di mettere in atto il cosiddetto «Piano A», ossia di prendere un treno per la Bulgaria e poi la Turchia, luogo di partenza per raggiungere l'Isis in Siria.
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