Lunedì 23 Dicembre 2024

Turchia, ancora arresti dopo il fallito golpe: 42 giornalisti in manette

ISTANBUL. Le autorità turche hanno emesso un mandato d'arresto nei confronti di almeno 42 giornalisti, accusati di aver sostenuto la rete di Fethullah Gulen, che Ankara ritiene al mente del fallito golpe. Lo riporta la Cnn Turk, secondo cui della lista fa parte la giornalista veterana Nazli Ilicak, 72 anni, da tempo critica nei confronti del presidente Recep Tayyip Erdogan. La Turchia laica scende in piazza contro il golpe - Dopo giorni in cui le strade erano state nelle mani dei sostenitori del presidente Recep Tayyip Erdogan, l'opposizione ha radunato ieri decine di migliaia di persone a piazza Taksim, nel cuore di Istanbul. Una manifestazione «per la Repubblica e la democrazia», spiega dal palco il leader del partito socialdemocratico Chp, Kemal Kilicdaroglu. Autorizzato dal governo, che ha anche inviato una delegazione, il raduno segna un inedito momento di unità nazionale contro il 'nemico comune' Fethullah Gulen, accusato da Ankara di essere dietro il colpo di stato fallito. Domani, in un ulteriore segnale di distensione, Erdogan vedrà il leader nazionalista Bahceli e lo stesso Kilicdaroglu, che ha accettato per la prima volta di entrare nella tanto vituperata residenza del presidente ad Ankara. Sul tavolo, le misure da prendere dopo il golpe. La repressione dei golpisti resta durissima. Il numero degli arrestati è salito a 13.165. Tra loro, 8.838 militari (tra cui 123 generali e ammiragli), 2.101 magistrati, 1.485 poliziotti, 52 autorità amministrative e 689 civili. I blitz contro presunti fiancheggiatori di Gulen proseguono senza sosta. Le forze di sicurezza turche hanno arrestato nella provincia di Trebisonda, sul mar Nero, Halis Hanci, considerato il 'braccio destrò dell'imam. Per le autorità, è responsabile di avergli trasferito risorse direttamente dalla Turchia, dove sarebbe arrivato solo due giorni prima del tentativo di putsch. Sabato, era stato già arrestato il nipote, Muhammet Sait Gulen, in un raid nella sua roccaforte di Erzurum, nell'Anatolia orientale. In manette sono finite anche due donne simbolo: il primo rettore con il velo, Aysegul Sarac, a capo dell'università Dicle di Diyarbakir, e l'unica pilota da combattimento della Turchia, Kerime Kumas, che la notte del golpe avrebbe volato con il suo F-16 sui cieli di Istanbul. La mannaia continua a colpire anche gli asset legati a Gulen. Dopo le 934 scuole e 15 università chiuse, insieme più di mille altri enti e associazioni, l'organismo turco per la supervisione degli istituti bancari ha revocato la licenza all'istituto di credito Bank Asya, già commissariato lo scorso anno. Al posto dei 'gulenistì cacciati, la Turchia ha intanto deciso di assumere oltre 20 mila nuovi insegnanti. Finora, Ankara ha sospeso oltre 21 mila docenti di scuole pubbliche e revocato la licenza di insegnamento ad altrettanti professori di scuole private. Misure che rischiano di bloccare il percorso di decine di migliaia di studenti. Per questo, anche la riorganizzazione del sistema educativo appare una corsa contro il tempo in vista dell'inizio dell'anno scolastico. Ma il giro di vite continua a suscitare preoccupazioni a livello internazionale. Dopo gli appelli lanciati da Ue e Usa perchè in Turchia non si consumi una «vendetta», violando lo stato di diritto, Amnesty International rilancia le denunce di maltrattamenti degli arrestati, già emerse nei giorni scorsi anche con alcune foto-shock. Ci sono «prove credibili» che i detenuti «sono sottoposti a percosse e torture, incluso lo stupro, nei centri di detenzione ufficiali e non ufficiali», sostiene l'ong, chiedendo ad Ankara di aprire agli osservatori internazionali caserme, centri sportivi e tribunali dove vengono tenuti i golpisti.

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