Domenica 17 Novembre 2024

Brasile, giudice sospende l'uso di Whatsapp: poi riattivato

SAN PAOLO. Un giudice di Rio de Janeiro ha sospeso ieri il servizio di messaggistica WhatsApp in tutto il Brasile ma la Corte suprema lo ha fatto riattivare dopo appena quattro ore definendo «sproporzionata e in contrasto con la libertà di espressione e comunicazione» la decisione. Il terzo blocco della app da parte della magistratura brasiliana in soli sette mesi, che ha fatto infuriare gli oltre cento milioni di utenti, è approdato alla Corte suprema grazie ad un ricorso d'urgenza presentato dal Partito popolare socialista. La stessa formazione politica, di destra nonostante il nome, che aveva presentato un analogo ricorso dopo il blocco imposto da un giudice del remoto Stato di Sergipe nel maggio scorso. Il giudice di Sergipe aveva anche fatto arrestare il vice presidente per l'America latina di Facebook, proprietaria di WhatsApp, l'argentino Diego Jorge Dzodan, con l'accusa di non aver fornito le conversazioni di due presunti trafficanti di droga sotto inchiesta.  Una mossa che la giudice di Rio, Daniela Barbosa, che oggi ha sospeso nuovamente il servizio, intende ripercorrere: ha infatti annunciato che intende incriminare per «intralcio alla giustizia» il rappresentante legale di Facebook in Brasile.  L'azienda si difende sostenendo di non essere in possesso delle conversazioni tra i propri utenti.  «Come abbiamo detto in passato, non possiamo condividere informazioni alle quali non abbiamo accesso. Passi indiscriminati come questi minacciano la capacità delle persone di comunicare, di svolgere il proprio lavoro e di vivere le proprie vite», ha fatto sapere Facebook. Mentre il cofondatore e Ceo di WhatsApp, Jan Koum, si è detto «scioccato» per il nuovo blocco. «Dopo soli due mesi e nonostante le proteste degli utenti e dei legislatori la storia si ripete», ha detto.  Sulla questione è intervenuto anche il ministro della Giustizia del governo ad interim di Michel Temer, Alexandro de Moraes, il quale ha annunciato che l'esecutivo ha allo studio un progetto di legge per regolamentare l'accesso alle informazioni delle app di messaggistica. La giudice Barbosa non ha nascosto la propria irritazione nei confronti di Facebook per aver risposto alle sue richieste di informazioni con una mail in inglese.  «Come se l'inglese fosse la lingua nazionale, trattando questo Paese come una republichetta», ha scritto nell'ordinanza. È la terza volta che la magistratura brasiliana blocca WhatsApp: nel dicembre 2015, un magistrato di Sao Bernardo do Campo, nello stato di San Paolo, impose un blocco di 48 ore, poi revocato dopo 12 ore su decisione del tribunale locale in seguito ad un ricorso della compagnia americana e le poteste di circa 100 milioni di utenti. «È un giorno triste per il Brasile», commentò in quella occasione il fondatore di Facebook, Mark Zuckerberg Il 2 maggio scorso, il giudice dello stato di Sergipe Marcel Montalvao impose uno stop di 72 ore, revocato il giorno seguente dal tribunale dello Stato. Il blocco era stato giudicato «sproporzionato e punitivo per gli utenti» da Joao Rezende, presidente di Anatel, l'Agcom brasiliana.  Montalvao è lo stesso magistrato che, nel marzo scorso, fece arrestare il vice presidente di Facebook per l'America latina, l'argentino Diego Jorge Dzodan, con l'accusa di non aver fornito le conversazioni di due presunti trafficanti di droga sotto inchiesta.

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