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Iran, Ap: "Accordo segreto per espansione del nucleare"

TEHERAN. L'Iran potrà dotarsi di centrifughe di nuova generazione per l'arricchimento dell'uranio, dimezzando così anche i tempi necessari per questo processo - ma anche per produrre un ordigno nucleare se lo volesse - già 11 anni dopo l'implementazione dell'accordo sul nucleare, nel 2027. È quanto emerge da un testo segreto legato all'accordo di Vienna del 14 luglio 2015, e di cui l'Associated Press è venuto a conoscenza grazie a due diplomatici che preferiscono l'anonimato.

Resterebbero tuttavia per 15 anni altre rilevati restrizioni previste dall'accordo, quale l'impossibilità di accumulare più di 300 kg di uranio arricchito e l'obbligo di mantenerlo tale solo fino al 3,65%, molto meno di quanto necessario per un ordigno. Viste infatti l'efficienza delle nuove 2.500-3.000 centrifughe con cui Teheran sostituirebbe le sue 5.060 vecchie, anche i tempi necessari per la produzione dell'arma nucleare - che l'Iran ha sempre dichiarato di non voler fare - sarebbero dimezzati rispetto a quelli finora noti, sei mesi invece di 12.

Secondo l'accordo l'Iran dovrebbe attendere 10 anni per cominciare a ritirare le sue vecchie centrifughe, limitate a 5.060, periodo nel quale può comunque continuare a svolgere attività di ricerca e sviluppo anche su centrifughe più avanzate. Il documento segreto - firmato dall'Iran e dai rappresentati dei 5+1 (Usa, Russia, Cina, Francia, Gran Bretagna e Germania) fissa dunque al 2027 la possibilità di cominciare a sostituire le vecchie macchine con quelle nuove, ed al 2029 quella di installare 2.500-3.000 centrifughe fino a cinque volte più efficienti.

La questione della durata delle restrizioni è stato uno nodi più spinorsi del 'nuclear deal', in quando legata al cosiddetto 'break-out timè, il tempo necessario all'Iran per produrre un ordigno atomico. Quello prima dell'accordo era stimato in 2-3 mesi e Obama puntava ad estenderlo ad almeno un anno, nell'auspicio che nel frattempo l'Iran trovasse una nuova leadership. La notizia giunge in piena campagna elettorale negli Usa, dove l'allarmismo sulle intenzioni dell'Iran non è in secondo piano. E proprio nel giorno in cui il ministro degli Esteri iraniano Javad Zarif - parte di un governo sotto attacco perché i risultati del cedimento sul nucleare tardano a materializzarsi - dichiara che, mentre Teheran rispetta puntualmente i suoi impegni, gli Usa si meritano «un voto basso» per come mantengono i loro.

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