ANKARA. Per il golpe fallito in Turchia «ci sono circa 6 mila arresti, e la cifra supererà i 6 mila attuali. Continuiamo a fare pulizia»: così il ministro della Giustizia turco, Bekir Bozdag, secondo quanto precisato dai media turchi dopo aver invece attribuito al responsabile turco la frase: «ci saranno altri 6 mila arresti», oltre ai 6 mila già effettuati. Ieri erano già stati arrestati quasi 3 mila militari golpisti, e altrettanti giudici erano stati rimossi, tra cui uno della Corte costituzionale. Stamani l'agenzia statale Anadolu ha dato conferma della detenzione di altri 52 soldati e dell'emissione di mandati d'arresto per 53 magistrati. Il premier turco Binali Yildirum ha detto che nella costituzione del Paese non è prevista la pena di morte, ma aggiungendo che il governo considererà cambiamenti legali per accertarsi che simili tentativi di colpo di stato non si ripetano mai più. Sono quasi 300 i morti durante il tentativo fallito di colpo di Stato: si tratta di 41 ufficiali di polizia, due soldati, 47 civili e 104 persone descritte come complottisti. Oltre 1.400 i feriti. Intanto, sale ancora la tensione fra Ankara e Washington: il ministro del Lavoro turco ha ipotizzato apertamente, riferisce la Bbc, che gli Usa siano dietro il fallito golpe della notte fra venerdì e sabato, mentre il segretario di Stato, John Kerry, citato da Lussemburgo, ha negato tutto mettendo in guardia la Turchia da quelle che ha chiamato "pubbliche insinuazioni". I sospetti sugli Usa - ha detto Kerry - "sono totalmente falsi e danneggiano" i rapporti. E stanotte, Kerry ha avuto una lunga conversazione telefonica con il ministro degli Esteri turco, Mevlut Cavusoglu, a proposito «delle procedure giudiziarie e dei problemi relativi all'estradizione di Fethullah Gulen», l'imam e magnate auto-esiliatosi negli Stati Uniti dal 1999, che la Turchia accusa di essere dietro il golpe fallito. Lo riferiscono fonti diplomatiche di Ankara. Erdogan ha chiesto agli Stati Uniti l'estradizione di Fethullah Gulen. Ma secondo quest'ultimo "c'è la possibilità che il golpe di stato in Turchia sia stata una messa in scena per continuare ad accusare i miei sostenitori", ha detto ai giornalisti fuori dalla sua casa a Saylorsburg, Pennsylvania . "Non penso - ha risposto - che il mondo possa credere alle accuse del presidente Erdogan. Ora che la Turchia ha intrapreso il sentiero della democrazia non può tornare indietro". Tornato a Istanbul, il presidente turco si è concesso più di un bagno di folla. Acclamato da migliaia di sostenitori, che ha salutato con il gesto della rabbia, mutuato dai Fratelli musulmani, il 'sultano' ha ringraziato il suo popolo per averlo sostenuto scendendo in piazza, mentre una folla festante sventolava bandiere turche e inneggiava ad Allah. A loro, ha promesso che "i traditori" che hanno tentato di rovesciarlo "pagheranno un caro prezzo". Stamattina, c'è stato un colloquio telefonico tra il presidente russo Vladimir Putin e il leader turco Recep Tayyip Erdogan nella quale i due hanno concordato di incontrarsi di persona «presto», a riferirlo le agenzie russe Interfax e Tass. Intanto, una preghiera simultanea per le vittime del fallito golpe si è svolta a mezzogiorno nelle circa 85 mila moschee della Turchia. A coordinarla, la Direzione turca per gli affari religiosi (Diyanet), massima istituzione islamica sunnita del Paese, sotto il controllo statale. Nella notte tra venerdì e sabato, i muezzin turchi si sono schierati subito contro il colpo di stato e dalle moschee hanno invitato più volte la gente a scendere in strada contro i golpisti, seguendo l'appello lanciato via FaceTime dal presidente Recep Tayyip Erdogan.