Lunedì 23 Dicembre 2024

Ancora arresti a Nizza, per cinque italiani dispersi le speranze sono ormai pochissime

NIZZA. A quattro giorni  dall'attentato terroristico sulla Promenade des anglais, le  autorità francesi non hanno ancora diramato la lista ufficiale  delle 84 vittime. Tra queste si teme ci siano almeno cinque  italiani, di cui non si hanno più notizie: si tratta di Carla  Gaveglio, di 48 anni, di Piasco (Cuneo); dei coniugi Angelo  D'Agostino (71) e Gianna Muset (68), di Voghera (Pavia); e dei  loro amici Mario Casati (90) e Maria Grazia Ascoli (77),  milanesi. Parenti e amici hanno setacciato l'ospedale Pasteur, dove  sono ricoverati i feriti, ma senza trovarne traccia. L'ultima  speranza era legata alla Rianimazione, dove c'è ancora una  persona non identificata, ma è un ventenne. Niente anche negli  altri ospedali della Costa Azzurra. Il cerchio si stringe  fatalmente.  I funzionari del Consolato e dell'Unità di crisi della  Farnesina ripetono all'unisono che si parla di persone «non  rintracciate», anche se i loro sguardi stanchi per lo stress e  le poche ore di sonno dicono altro. E la macabra lista potrebbe  allungarsi con qualche altro nome. «A Nizza vivono tanti  italiani, molti anziani, alcuni non hanno figli nè parenti  prossimi che potevano segnalare la scomparsa», spiegano al  consolato. Mentre la Farnesina in serata ha fatto sapere che  sono «una decina» i connazionali coinvolti tra «irreperibili» e  feriti, in attesa di informazioni ufficiali da parte delle  autorità francesi. In rue Gubernatis, dietro place Massena, c'è il Centro di  accoglienza dei parenti delle vittime. Qui i medici prelevano il  Dna utile al riconoscimento dei corpi e gli psicologi offrono un  primo sostegno. Massimiliano D'Agostino è venuto a cercare il  padre: è partito da Voghera per trovare delle risposte, non le  ha ancora avute. Accompagnato dai funzionari dell'Unità di  crisi, esce dal Centro, dribbla i giornalisti e si avvia verso  l'auto. «Non ho niente da dire», taglia corto. «Dobbiamo  aspettare, dobbiamo solo aspettare», aggiunge un'altra parente.  C'è rabbia invece nelle parole di Piero Massadri, marito di  Carla Gaveglio e padre di Matilde, 14 anni, ricoverata per  fratture e lesioni: «Mia figlia è sotto choc, mentre di mia  moglie non so nulla. Nessuno ci dice dove sono le persone non  ancora identificate. Abbiamo dato le sue fotografie all'Unità di  crisi ma finora non c'è stato alcun risultato». I parenti di  Mario Casati e 'Graziellà Ascoli arriveranno a Nizza nelle  prossime ore.     Nella lista degli italiani 'dispersì - in tutto una decina  di nomi - c'erano anche Salvatore Sal Sermoneta, la moglie  Wioletta Podporo e la figlioletta Siead: l'allarme è scattato  sabato quando la prima figlia di Sermoneta, che da ore cercava  invano di contattare il padre, ha chiamato la Farnesina. Poco  dopo è apparso anche un messaggio sulla bacheca di Facebook del  consolato generale. Il lieto fine, per loro, è arrivato oggi  pomeriggio quando i Sermoneta hanno contattato dei familiari in  Polonia: stanno tutti bene e sono a Londra, da Nizza non sono  nemmeno passati. Tra dolore e sconforto i sentimenti si mischiano in una città  che, lentamente, sta cercando di tornare alla normalità: nella  prima domenica dopo l'attentato qualcuno, in verità non molti, è  tornato in spiaggia e sulla Promenade. Il Consolato generale  italiano non è molto distante, a circa un chilometro, vicino  alla stazione ferroviaria, ma dalle sue finestre non si vede il  mare. La tensione sale con il passare delle ore: l'ambasciatore  in Francia, Giandomenico Magliano, è arrivato poco prima delle  10 e si è chiuso in ufficio, evitando telecamere e taccuini.  Telefoni bollenti tutta la mattina per il console Serena Lippi e  il suo staff che gestiscono le segnalazioni di scomparsa: solo  prima di pranzo sono usciti per consegnare foto e documenti alle  autorità francesi. «Stiamo facendo di tutto - spiega -, di  tutto. Ora dobbiamo attendere le comunicazioni delle autorità  francesi, le operazioni di riconoscimento delle vittime sono  delicate e complesse, stanno adottando una procedura lunga ma  molto precisa. Molti corpi erano irriconoscibili e prima di dare  informazioni vogliono essere sicuri».

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