BEIRUT. Almeno 43 civili, tra i quali 12 bambini o adolescenti, sono stati uccisi da bombardamenti incrociati ad Aleppo tra forze lealiste e ribelli nelle ultime ore, secondo l'Osservatorio nazionale per i diritti umani in Siria (Ondus). Secondo il bilancio dell'ong, 34 sono i morti e 200 i feriti di bombardamenti compiuti dai ribelli su quartieri controllati dalle forze governative. Nove civili sono invece rimasti uccisi da raid aerei e colpi di artiglieria dei lealisti su aree in mano agli insorti.
L'intervento armato a guida occidentale contro Saddam Hussein del 2003 «ha scatenato la spirale infernale in cui oggi siamo immersi». Per questo il 'Rapporto Chilcot', pubblicato nei giorni scorsi e mirante a ricostruire gli scenari e l'origine del coinvolgimento dell'esercito di Londra in quella guerra «rappresenta un passo positivo, perchè è importante riconoscere gli errori del passato, per non commetterli di nuovo». È quanto afferma all'agenzia vaticana Fides il patriarca caldeo di Baghdad, Louis Raphael I Sako in merito al documento prodotto dalla Commissione d'inchiesta presieduta da sir John Chilcot, che nei giorni scorsi ha documentato l'inopportunità e l'illegittimità dell'azione militare contro il regime iracheno decisa allora dal governo britannico guidato da Tony Blair.
L'ex premier si è difeso sostenendo che oggi «ci troveremmo in una posizione peggiore se non fossimo intervenuti», ma per il primate della Chiesa caldea, basta guardare la realtà dei fatti senza occhiali ideologici per misurare la totale inattendibilità di tale affermazione: «Abbiamo un Paese distrutto, quattro milioni di profughi solo dall'Iraq, conflitti che stravolgono la Siria e lo Yemen. I cristiani in Iraq prima di quella guerra erano un milione e mezzo, adesso sono meno di mezzo milione, e molti di loro vivono da rifugiati lontano dalle proprie case. Non c'è lavoro, le economie di interi Paesi sono a pezzi, le istituzioni paralizzate, patrimoni culturali millenari sono stati distrutti. Mi chiedo con quale faccia si possa dire che quella guerra ha rappresentato un bene per il Medio Oriente».
Per il patriarca caldeo, anche la patologia jihadista che sta facendo soffrire interi popoli è in qualche modo un effetto collaterale dell'invasione militare dell'Iraq del 2003: «Nel vuoto che si è creato», rimarca Sako, «i jihadisti hanno trovato spazio per far attecchire la loro proposta ideologica ancora più aberrante, quella dello Stato islamico. E viene da lì anche la deriva settaria che avvelena tutta la convivenza. Basti pensare che adesso, le presunte 'soluzionì ai conflitti in corso puntano ad isolare l'Iraq e altre aree del Medio Oriente su base settaria».
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