WASHINGTON. L'Fbi assolve Hillary Clinton sul 'emailgate' e spazza via quell'ombra sinistra che incombeva fin dall'inizio sulla campagna della candidata democratica in corsa per la Casa Bianca. Nello stesso giorno in cui il presidente Barack Obama la 'incorona', intervenendo per la prima volta al suo fianco in campagna elettorale esorta a votare per lei e afferma davanti ad una platea in delirio: «Sono pronto a passarle il testimone».
Una giornata di svolta che segna l'inizio di una nuova fase per le aspirazioni presidenziali della ex segretario di Stato, 'alleggerita' dal macigno che il rischio di una incriminazione costituiva. L'ultima parola resta al dipartimento di Giustizia, ma è il direttore dell'Fbi James Comey in persona a scagionala quando nell'annunciare la conclusione dell'inchiesta afferma che «nessun procuratore ragionevole» troverebbe motivo per incriminarla.
Nelle parole di Comey non manca però il giudizio per quel comportamento «estremamente negligente» da parte dell'allora segretario di Stato e del suo staff, che pur non costituendo reato rischia di rimanere una 'macchià difficile da cancellare. Resta l'errore, per cui un qualsiasi funzionario governativo sarebbe andato incontro a sanzioni.
Del resto l'agenzia federale ha tra l'altro constatato che oltre 100 email contenevano «informazioni classificate» mentre non è escluso che «elementi ostili» abbiano avuto accesso alle mail personali dell'allora segretario di stato. Comey ha voluto poi rimarcare con forza l'assoluta indipendenza con cui l'iter dell'inchiesta è stato portato a termine e le conclusioni sono state elaborate. Nessuna consultazione con il dipartimento di Giustizia quindi, nessuna comunicazione preventiva, nessun contatto 'politicò, ha garantito il capo del Bureau.
Scontrandosi - come prevedibile - con i sospetti di chi di Hillary si fida poco. Il rivale repubblicano Donald Trump in testa, che ha subito additato il «sistema corrotto». Ma anche il più moderato speaker della Camera Paul Ryan, secondo cui l'annuncio sfida ogni spiegazione e ne richiede quindi ulteriori: «Nessuno dovrebbe essere sopra la legge», ha affermato.
Che l'annuncio dell'Fbi ci sarebbe stato a breve e prima della convention democratica era quasi dato per scontato, qualche indiscrezione lo aveva fatto trapelare dopo che Hillary Clinton sabato si era recata volontariamente al quartier generale dell'Fbi a Washington per un interrogatorio durato tre ore e mezza. E dopo che la responsabile della Giustizia, Loretta Lynch, era stata costretta a chiarire il suo ruolo nell'inchiesta in seguito alle polemiche innescate da un breve incontro, pur informale e non programmato, con l'ex presidente Bill Clinton che, una scivolata da parte di entrambi, ha gettato un'ombra sull'inchiesta dell'agenzia federale. Le accuse di ingerenza erano state anche al centro dei pensieri della Casa Bianca e del presidente Barack Obama nei giorni scorsi. Oggi però nemmeno una parola sul palco di Charlotte. In North Carolina Hillary Clinton e Barack Obama sono arrivati insieme a bordo dell'Air Force One, un'immagine forte come insieme ad indicare l'inizio di quest'ultimo tratto di viaggio verso la Casa Bianca.
E Obama non ha deluso le aspettative: dallo scandire il nome della candidata guidando i cori della platea («Hillary, Hillary!»), alla sua dichiarazione di fiducia per quella che ha definito una «grande segretario di Stato», una persona che «come nessuno è qualificata per questo incarico», ha detto. «La mia fiducia in lei è stata sempre ripagata», ha assicurato, lodando il percorso e l'operato di Hillary Clinton. Fino all'appello a chiare lettere: «Sono qui perchè credo in Hillary Clinton e vi chiedo di votarla come prossimo presidente degli Stati Uniti» mettendo il suo sigillo definitivo sulla candidatura. E incoronandola per succedergli alla Casa Bianca: «Sono pronto a passare il testimone a Hillary».
Non cita Donald Trump ma il presidente degli Stati Uniti Barack Obama sferra un duro attacco contro il candidato repubblicano nella corsa per la Casa Bianca nel suo lungo intervento al fianco di Hillary Clinton in North Carolina, dove pure il rivale Trump tiene oggi contemporaneamente un evento elettorale.
«Se votate per l'altra squadra non è per via dell'economia... perfino i repubblicani nell'altro campo non sanno di cosa il tipo parli». Obama si scaglia contro Trump anche sull'immigrazione e ammonisce: «A meno che non siate nativi americani qualcuno vi ha portato qui... e non tutti avevano le carte in regola quando arrivarono».
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