PARIGI. I servizi di informazione belgi, che sapevano che Salah Abdeslam era radicalizzato, non inserirono tale informazione nella banca dati consultata dalla gendarmeria francese che lo fermò e lo identificò qualche ora dopo le stragi del 13 novembre a Parigi, lasciandolo andare. È quanto riferisce il relatore della Commissione parlamentare francese sugli attentati. Salah Abdeslam, unico componente ancora vivo del commando jihadista responsabile degli attentati del 13 novembre a Parigi, riuscì a passare la frontiera e tornare tranquillamente in Belgio, dove risiedeva, qualche ora dopo gli attentati più sanguinosi della storia francese. Fermato insieme con altre due persone alle 9:10 del sabato mattina dai gendarmi a Cambrai, alla frontiera franco-belga, Salah presentò i documenti. I militari lo trattennero, poiché i belgi lo avevano inserito nella banca dati europea, il Sistema informativo Schengen (SIS II), per reati comuni. L'auto fu tuttavia autorizzata a ripartire dopo una mezz'ora: «i gendarmi francesi - ha spiegato il deputato socialista Sebastien Pietrasanta, che ha partecipato ai lavori della Commissione - hanno rispettato la procedura abituale, sono persino stati zelanti, qualche ora dopo gli attentati, trattenendo di più rispetto al normale. Ma Salah, pur essendo noto ai servizi belgi come appartenente all'ambiente jihadista, per qualche motivo non figurava come tale nella banca dati...». La commissione presenterà domani le sue conclusioni. Più di un'ora dopo che i gendarmi avevano lasciato ripartire Salah da Cambrai, le autorità belghe informarono i francesi del fatto che faceva parte dell'ambiente jihadista. L'ordine di fermarlo arrivò troppo tardi. Arrestato il 18 marzo in Belgio dopo una fuga di oltre 4 mesi, trasferito in Francia, Salah Abdeslam è attualmente detenuto in isolamento nel carcere di Fleury-Mèrogis, nella banlieue di Parigi.