ISTANBUL. Si stringe il cerchio intorno alla rete di complicità nell'attacco terroristico all'aeroporto Ataturk di Istanbul. A 36 ore da quella notte infernale, la polizia turca ha compiuto diversi blitz in 16 indirizzi di sospetti militanti dell'Isis nella metropoli sul Bosforo, arrestando 13 persone. Tra queste, ha spiegato il ministro dell'Interno, Efkan Ala, ci sono 9 turchi e 4 stranieri. A vario titolo, sarebbero tutti coinvolti nelle attività di preparazione della strage, il cui bilancio di vittime continua a salire. Oggi, dopo la morte di altri 2 feriti, è giunto a 44. Tra queste, 19 sono straniere. Mentre un centinaio sono le persone ancora ricoverate sui 238 feriti accertati. Per la Turchia tutti gli indizi continuano a portare verso la pista dell'Isis. Ma dal Califfato continua a non giungere alcuna rivendicazione. L'altra svolta nelle indagini riguarda l'identità dei tre kamikaze, tutti stranieri. I loro passaporti sono stati trovati in un appartamento di Istanbul, che avevano affittato 32 giorni prima dell'attacco: si tratta di un cittadino dell'Uzbekistan, uno del Kirghizistan e uno della repubblica russa del Daghestan. È con un falso passaporto intestato a quest'ultimo che è stato affittato il covo nella zona storica di Fatih, dove i terroristi hanno vissuto un mese in quasi totale anonimato e, secondo la polizia, hanno pianificato la strage. Lì, si sospetta, hanno anche messo a punto l'esplosivo poi utilizzato per farsi saltare in aria. Secondo la Russia, sono più di 5 mila i soggetti radicalizzati provenienti dalle repubbliche ex sovietiche che in questi anni si sono uniti all'Isis in Siria e Iraq. E per fermarli, aveva accusato Mosca, la Turchia non ha fornito finora un'adeguata collaborazione. Nuovi dettagli emergono anche sulla dinamica dell'attacco. Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, dopo essersi fatti portare in aeroporto in taxi al terminal internazionale, i tre terroristi si sarebbero separati, andando ciascuno nel punto previsto per il proprio attacco: uno agli arrivi del Gate A, uno alle partenze e il terzo in un parcheggio vicino. Secondo il presunto piano, sfumato dopo lo scontro a fuoco con la polizia, i terroristi avrebbero dovuto tentare di prendere in ostaggio il maggior numero possibile di persone e farsi saltare in aria con loro. Dopo essersi fatto prendere in contropiede all'aeroporto, l'antiterrorismo prova intanto a fare terra bruciata delle decine di cellule jihadiste presenti in Turchia. Stamani, diversi raid sono stati condotti dalla polizia anche in quattro quartieri di Smirne, sulla costa egea, portando al fermo di altri nove sospetti membri dello Stato islamico. Nelle loro abitazioni sono stati trovati tre fucili e diversi documenti, che li legherebbero direttamente al Califfato in Siria.