PARIGI. «La partita è finita», si deve al più presto avviare e chiudere il negoziato per l'uscita della Gran Bretagna dall'Ue. E subito «cambiare l'Europa», mettendo «al centro la crescita», i bisogni dei cittadini e non quelli delle banche. Perchè non si può perdere un anno a parlare di come la Gran Bretagna debba lasciare il Continente. Non ha dubbi Matteo Renzi: serve più Europa, non meno Europa. Un'Europa più sociale e meno burocratica. Ed è proprio adesso il «momento di voltare pagina». Perciò alla vigilia del vertice a tre a Berlino con Angela Merkel e Francois Hollande per provare a costruire una risposta comune, lancia un messaggio preciso agli alleati: «Spero Francia e Germania ci seguano sulla crescita». Ma, in un'intervista al Tg1, parla anche agli italiani. «Escludo che vi sia un rischio» per il nostro Paese derivante dalle turbolenze sui mercati, afferma. E la Brexit, assicura, non avrà conseguenze nè influenza sul referendum costituzionale. «L'Italia è in prima fila per cambiare l'Europa. Sicuramente la Lega e i 5 Stelle, da sempre contrari all'Euro, ora festeggiano ma pensiamo che la stragrande maggioranza degli italiani voglia stare in Europa. Un'Europa con l'anima e non delle regole. Ma una cosa è cambiare l'Europa altra è fuggire dall'Europa: sarebbe un errore tragico», sottolinea il premier, all'indomani della cena all'Eliseo con Francois Hollande e alla vigilia del decisivo vertice a tre di Berlino dove la Merkel sembra voler prendere tempo sulle procedure di uscita di Londra. Prima di volare in Germania, il presidente del Consiglio terrà le consuete comunicazioni alle Camere in vista del vertice europeo di martedì. E proprio dal Parlamento domani potrebbe essere lanciata una proposta tutta italiana: promuovere a Roma, in occasione del sessantesimo anniversario dei trattati istitutivi della Comunità europea, una «grande conferenza per una nuova governance europea». È una delle iniziative che il governo potrebbe assumere nei prossimi mesi per rilanciare «il disegno» dell'Ue proprio lì dove nacque. E provare a trasformare la Brexit in un passaggio per «rifondare» l'Europa. L'idea è tratteggiata nella bozza di risoluzione di maggioranza, una bozza sulla quale si proverà anche a trovare una convergenza con parte delle opposizioni, ma senza grosse aspettative. Anzi, in Aula domani non si escludono tensioni con leghisti e 5 Stelle. Quando a metà mattinata Renzi prenderà la parola, sarà già chiara la reazione dei mercati, dopo il crollo di venerdì. L'attenzione è alta anche perchè questa sera un ulteriore segnale di instabilità, nel vecchio Continente, potrebbe venire dalle elezioni spagnole. Ma il premier ribadisce che «qualora ci fossero difficoltà, il governo italiano e le istituzioni europee sono pronte ad intervenire per dare certezza ai consumatori e risparmiatori». Le banche italiane sono «solide» e finora ha funzionato lo scudo della Bce, non si stancano di ripetere negli ambienti di governo. Ma i mercati sono solo una delle incognite. Un'altra importante incognita sono i tempi del negoziato per l'uscita della Gran Bretagna dall'Ue, un dato - osservano fonti italiane - tutt'altro che secondario perchè condizionerà i tempi di reazione allo shock dell'intera Europa. E se Cameron rinvia la formalizzazione dell'uscita dall'Ue e Die Welt conferma che Merkel vuole temporeggiare, Renzi è netto: «Non possiamo perdere un anno» a discutere, serve chiarezza. Ed è dunque questo un primo ostacolo alla costruzione di un asse forte con la Cancelliera e Hollande, e offrire ai mercati, ai partner europei e agli euroscettici di tutt'Europa un segnale di saldezza. Quel che è chiaro a Roma è che la Brexit apre uno scenario politico ed economico tutto nuovo e le risposte non possono che essere proporzionate. E sempre più «comuni». Dal Migration compact a una spinta più decisa agli investimenti (con conseguenti margini di bilancio) per favorire la crescita. Fino al tema di una nuova governance. Da discutere magari in una «grande conferenza» da tenersi entro il 25 marzo 2017, data della firma dei trattati di Roma. Creando magari - nessuno più lo esclude - un nucleo centrale forte in un'Ue «a più velocità». Prima di quella data l'Italia deve affrontare il referendum sulle riforme, cui si guarda con attenzione da tutta Europa. Nessun paragone con la Brexit, però, assicura Renzi: in questo caso «chi vota »SI« riduce il numero dei politici dando allo Stato una conformazione più semplice».