MOGADISCIO. Gli Shabaab somali alleati di al Qaida hanno fatto strage in un attacco contro un hotel nel centro di Mogadiscio. Il bilancio è ancora provvisorio e parla di almeno 15 morti e 25 feriti. I miliziani si sono asserragliati nell'edificio, dove hanno preso in ostaggio un numero imprecisato di ospiti. Sono stati uccisi dopo ore di furiosa battaglia con la polizia. Gli integralisti hanno lanciato l'assalto con un'autobomba guidata da un attentatore suicida che si è fatto esplodere davanti al cancello dell'hotel Nasa-Hablod, aprendo la strada al commando armato di 4 persone che ha fatto irruzione. Poi «hanno sparato contro gli ospiti dell'albergo e colpito chiunque vedessero», racconta uno dei sopravvissuti, riuscito a fuggire da un porta nel retro. Un'altra decina di persone tra ospiti e personale è stata messa in salvo, riferisce la polizia. Le vittime accertate sono 15, 25 i feriti: si tratta in gran parte di civili che sono stati investiti dall'esplosione dell' autobomba e dai colpi della successiva sparatoria tra agenti e miliziani. Affollavano i negozi e una stazione di benzina nei pressi dell'hotel. Tra loro anche diverse donne che vendevano khat in strada. Quattro miliziani sono stati uccisi, oltre al kamikaze. I miliziani, asserragliati al secondo piano, hanno risposto per ore agli assalti della polizia a colpi di granate e raffiche di armi automatiche. Le forze dell'ordine hanno poi piazzato diversi cecchini sui palazzi circostanti, per stanare gli assalitori. A inizio mese, il primo giugno, un commando Shabaab ha assaltato un altro hotel, l'Ambassador. Identica la dinamica: prima un attentato suicida poi l'irruzione. Tra le vittime ci furono anche tre parlamentari somali. Una settimana dopo un ben più sanguinoso attacco contro una base militare nel nord, a 300 chilometri dalla capitale, utilizzata dalle truppe etiopi dell'Unione africana. I soldati uccisi furono 43. Nel corso dell'ultimo anno gli Shabaab sono stati costretti alla ritirata dalle principali città somale, grazie all'offensiva guidate dalle forze dell'Unione africana. La coalizione però è ora costretta a fare i conti con i tagli agli aiuti internazionali, compresi quelli dell'Ue che li ha ridotti del 20%. L'Uganda, che garantisce il maggior contributo militare, ha annunciato che sarà costretta a ritirare la gran parte delle proprie forze entro il prossimo anno e mezzo. E gli Shabaab rialzano la testa.