BEIRUT. Lo Stato islamico entra di prepotenza nel dibattito sul Brexit, esultando per i pesanti contraccolpi economico-finanziari e facendo sapere di volere approfittare del caos per tornare a colpire al cuore dell' Europa, in particolare a Bruxelles e a Berlino.
Quello a cui si sta assistendo è "l'inizio della disintegrazione dei crociati", affermano i jihadisti seguaci del 'Califfo' Abu Bakr al Baghdadi su social media citati dal sito per il monitoraggio Site. Una reazione nel pieno stile della propaganda dell'Isis, pronto ad approfittare di ogni occasione per far sentire le sue minacce, mentre sul terreno, in Iraq, Siria e Libia, continua la sua ritirata.
Il Site afferma in particolare di avere scoperto un messaggio sulla rete criptata utilizzata su Telegram dai jihadisti per comunicare tra loro, in cui vengono lanciati appelli ai seguaci del 'Califfato' perché colpiscano a Bruxelles e a Berlino con azioni che "paralizzino" il continente. I nuovi segnali arrivano mentre non è cessata l'allerta per possibili attentati agli Europei di calcio, in corso fino al 10 luglio.
Soltanto la settimana scorsa la polizia belga ha arrestato una decina di persone sospettate di pianificare attacchi proprio in Francia, oltre che in Belgio. E il mese scorso, nella sua campagna a favore della permanenza nell'Unione europea, era stato il primo ministro britannico David Cameron ad evocare i possibili effetti destabilizzanti che avrebbero favorito l'Isis nel caso di un voto contrario.
"Sospetto che Al Baghdadi sarebbe contento di questo", aveva detto il premier. Lo scompiglio economico e le tensioni politiche tra Paesi europei seguite al referendum britannico potrebbero quindi rappresentare un dono insperato per il leader dell'Isis, i cui miliziani sono sulla difensiva sui campi di battaglia. In particolare, i jihadisti sono stati quasi spazzati via completamente da Falluja, in Iraq, dove le forze governative stanno ora avanzando a nord di Tikrit per preparare l'offensiva decisiva verso Mosul.
In Siria le cosiddette Forze democratiche siriane (Sdf), una coalizione curdo-araba sostenuta dagli Usa, hanno occupato ormai parte della periferia meridionale di Manbij, strategica roccaforte dell'Isis sulla principale via di rifornimento dalla Turchia per la sua 'capitale' in terra siriana, Raqqa. E in Libia, le milizie anti-Califfato continuano l'assedio per riconquistare Sirte. I civili continuano a pagare un prezzo altissimo nei combattimenti.
Almeno 30, secondo l'Osservatorio nazionale per i diritti umani in Siria (Ondus), sono stati uccisi oggi in raid aerei sul villaggio di Qourieh, nella provincia orientale di Deyr az Zor, controllato dallo Stato islamico. Mentre a Manbij diversi civili curdi, tra i quali qualche bambino, sono stati uccisi quando miliziani dell'Isis hanno aperto il fuoco su di loro mentre cercavano di fuggire per raggiungere aree sotto il controllo delle Sdf a ovest della città.
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