PARIGI. La Prefettura di Parigi ha definitivamente vietato la manifestazione di domani - la 10/a negli ultimi tre mesi - convocata dai sindacati contro il jobs act del governo. Dopo i gravi incidenti delle ultime dimostrazioni, il prefetto aveva proposto un «raduno statico» invece del corteo, ieri invece un percorso alternativo a quello classico «Bastille-Nation» ma in serata, il dialogo governo-sindacati si era interrotto.
Il governo francese è intenzionato ad evitare ad ogni costo che si ripetano in questi giorni manifestazioni macchiate da gravi violenze e danneggiamenti come avvenuto il 14 giugno. Sono ore di grande tensione sociale in Francia, dove per nove volte il sindacato è sceso nelle piazze del Paese per protestare contro il jobs act della ministra del Lavoro Myriam El Khomri. Cortei non numerosi ma di volta in volta più violenti.
L'ultimo si è concluso con 28 poliziotti feriti e l'assalto di gruppi di di casseur all'ospedale pediatrico Necker, rilanciato dai media mondiali e fonte di nuove polemiche. I sindacati hanno infatti sostenuto che il governo abbia drammatizzato i fatti a fini di demonizzazione del sindacato CGT.
Nei giorni scorsi era stato il presidente Francois Hollande ad annunciare in Consiglio dei ministri che «non ci potranno più essere autorizzazioni a manifestare se non viene garantita la protezione dei beni e delle persone». Cazeneuve, in una lettera, ha chiesto oggi al segretario della CGT, Philippe Martinez, di «prendere in considerazione» la proposta del prefetto di Parigi di sostituire con una manifestazione a place de la Nation il previsto corteo che dovrebbe arrivare in quella piazza partendo da Bastille. Un corteo come quello del 14 luglio «non è ipotizzabile», è stata la frase usata da Cazeneuve, che sembra determinato a far vietare ogni assembramento in caso di corteo. Fra le motivazioni addotte, l'enorme pressione che già grava in questi giorni sulle forze dell'ordine, impegnate nella lotta al terrorismo e nella sicurezza degli europei di calcio, funestati dagli hooligan. Le cifre portate da Cazeneuve per suffragare la tesi del governo sono quelle di un bollettino di guerra: 554 membri delle forze dell'ordine feriti dall'inizio del movimento di protesta, a inizio marzo, 1.776 persone fermate, 1.198 trattenute in carcere, 95 condannate. Cautela ma fermezza nelle parole di Cazeneuve, diverse da quelle pronunciate la scorsa settimana dal primo ministro Manuel Valls, che aveva accusato la CGT di non aver saputo garantire il corretto svolgimento della manifestazione e il servizio d'ordine sindacale di «atteggiamento ambiguo». Da un punto di vista pratico, gli interrogativi restano tutti in piedi, a cominciare da quello sui tempi necessari per vietare la manifestazione con un'ordinanza del prefetto. Da questo punto di vista il ministero dell'Interno è già al di là di ogni scadenza. L'obiettivo sembra essere quello di trovare un accordo, anche in extremis, per evitare una prova di forza che aprirebbe scenari ad alto rischio per la sicurezza del paese, minacciata su diversi fronti.
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