PARIGI. Una città sottosopra, nel pieno dell'Euro 2016, con immagini da guerriglia e almeno 40 feriti, tra cui 29 poliziotti e 58 fermi tra le fila dei casseur. Nella Francia dei veleni non bastava l'allerta massima per il terrorismo. A Parigi la manifestazione indetta dai sindacati contro la riforma del Lavoro si è trasformata in campo di battaglia. Sassi, bastoni, bottiglie, vetrine infrante, auto rovesciate e bici in fiamme. Addirittura l'assalto all'ospedale pediatrico in cui è ricoverato l'orfano dei due poliziotti massacrati da uno jihadista dell'Isis. Ieri, nel consueto balletto di cifre, la CGT parla di 1,3 milioni di persone in piazza. Più prudente la questura, secondo cui ha partecipato al corteo un massimo di 125.000 manifestanti. Sicuro è che questa volta le frange estreme sono state più numerose, visibili e violente. Una furia cieca messa in campo da autonomi e black bloc vestiti di nero che poco aveva da spartire con la pacifica contestazione del Jobs act di Hollande. Le ore più difficili sono state quelle del pomeriggio. E a nulla sono serviti gli appelli alla calma lanciati dal ministro dell'Interno, Bernard Cazeneuve, già alle prese con la minaccia jihadista, gli hooligans, e l'immensa sfida della sicurezza nelle dieci città che ospitano l'europeo. Partita alle 13:15 da Place d'Italie la manifestazione è sfociata quasi subito nel caos. Centinaia di manifestanti con il passamontagna hanno cominciato a bersagliare le forze dell'ordine con tutto ciò che trovavano sotto mano. Immediata la risposta della Police Nationale. Lacrimogeni, proiettili di gomma, idranti, per la prima volta un idrante: la polizia in assetto antisommossa ha usato tutti i mezzi a disposizione per arginare la furia devastatrice. Ma non c'è verso, nel giro di un'ora la violenza dilaga lungo l'intero tracciato. All'angolo tra Boulevard Raspail e Boulevard Montparnasse, nel cuore della rive gauche parigina, un uomo finisce a terra colpito alla schiena dal lancio di un razzo. Sarà uno dei primi feriti della lunga giornata. Ne seguiranno altri. Vetrine dei negozi, pensiline dei bus, cartelli stradali, il curatissimo arredo urbano della capitale, nulla sfugge alla piena dei teppisti.