Giovedì 19 Dicembre 2024

Trump: più armi per gli americani e stop all'afflusso di musulmani

WASHINGTON. Donald Trump si scaglia contro il Washington Post e, accusandolo di una copertura «incredibilmente inaccurata» della sua campagna 'dichiara' la revoca dell'accredito stampa per i giornalisti del quotidiano americano. Lo scrive sul suo profilo di Facebook riferendosi al Washington Post come «falso e disonesto». A scatenare l'ira di Trump contro il Washington Post e indurre il candidate a 'bandire' i reporter del quotidiano dal seguire la sua campagna, pare sia stato un articolo sulle accuse mosse dal candidato repubblicano al presidente Barack Obama dopo la strage di Orlando e in particolare al passaggio in cui si sottolinea che il tycoon di New York sembra ritenere il presidente responsabile per quanto accaduto. Sul profilo di Trump si legge ancora: «Non sono un fan del presidente Obama, ma a dimostrazione di quanto sia disonesto e falso il Washington Post, in un titolo ha scritto 'Donald Trump lascia intendere che il presidente Obama era coinvolto nella sparatoria di Orlando'. Triste!». In un comunicato il direttore del Washington Post Marty Baron ha affermato che la decisione di Donald Trump «non è altro che il ripudio del ruolo di una stampa libera e indipendente». Baron ha quindi sottolineato che il giornale «continuerà la copertura su Donald Trump come ha fatto dal principio: in maniera onorevole, onesta, accurata, energica e determinata». Inanto prosegue la campagna di Trump alle presidenziali Usa e  rilancia con forza i suoi cavalli di battaglia, e non solo chiede più armi per i cittadini americani, ma promette di fermare l'afflusso di musulmani in America. Almeno di quelli in arrivo dai paesi più esposti al terrorismo. Tra lo stupore dei media, le insinuazioni del tycoon nei confronti di Obama - sottolineano gli osservatori - hanno superato nelle ultime ore ogni limite, andando ben oltre la richiesta di dimissioni fatta subito dopo la carneficina che ha lasciato a terra 49 vittime. Nel mirino sono una serie di interviste e interventi televisivi (su Fox News, al Today Show della Nbc e a Good Morning America sulla Abc) in cui Trump ha continuato a ripetere come il presidente sia in qualche maniera 'coinvolto' in quanto accaduto al Pulse di Orlando: «Siamo guidati da un uomo che non è nè duro nè intelligente. Oppure c'è qualcosa d'altro dietro?». «C'è qualcosa sotto, è inconcepibile, ma c'è qualcosa sotto», ha continuato il candidato repubblicano. Parole forti che hanno costretto la Casa Bianca a una replica: «Il presidente in questo momento non può essere distratto da tali bassezze», ha detto il portavoce Josh Earnest. Mentre i media ricordano la tesi per anni portata avanti da  Trump secondo cui Obama sarebbe un musulmano e non sarebbe in realtà nato in America. Non è andata meglio a Hillary Clinton, definita da Trump «troppo debole» per assicurare la sicurezza in un Paese come gli Stati Uniti: «È la persona sbagliata nel momento sbagliato. Non capisce i problemi e la natura della minaccia». Mentre lui ha bene in mente cosa fare: «Se sarò eletto presidente sospenderò l'immigrazione da quelle aree che hanno noti legami con il terrorismo». Non solo. «Bisogna assicurare che gli americani possano avere i mezzi per difendersi in questa era di terrore». E annuncia un incontro con i vertici della Nra, la potentissima lobby delle armi da fuoco, per studiare una strategia comune. Hillary cerca di respingere colpo su colpo. Assicura come una volta presidente la sua 'top priority' sarà quella di fermare i 'lupi solitari' come Omar Mateen, o come il killer di San Bernardino e gli attentatori della maratona di Boston. E contrattacca accusando Trump di voler «demonizzare» una religione nel momento in cui tutti gli americani - di qualunque razza e religione - dovrebbero essere uniti. Non nasconde poi la sua irritazione per le presunte falle nella sicurezza: «Se l'Fbi è sulle tue tracce non dovrebbe essere possibile che tu possa acquistare delle armi senza che nessuno ti chieda nulla», tuona. E invita «a non cadere nella trappola della lobby delle armi», in quella logica portata avanti dallo stesso Trump secondo cui più armi vuol dire maggiori possibilità di difesa nei confronti del terrorismo: «Io invece credo fortemente che una riforma di buon senso sulla vendita e il possesso delle armi possa fare davvero la differenza». Anche Barack Obama, dopo un vertice alla Casa Bianca per fare il punto con Fbi ed antiterrorismo, ha parlato del rischio dopo la strage di Orlando di lassismo e di un maggior permessivismo sul fronte delle armi da fuoco: «Il pericolo è che questo tipo di eventi degeneri in un dibattito in cui la necessità di controllare maggiormente le armi da fuoco sia vista come un ostacolo alla lotta al terrorismo».

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