BRUXELLES. Crisi diplomatica e tensione alle stelle tra Germania e Turchia dopo il via libera del Parlamento tedesco a una mozione che definisce «genocidio» la strage degli armeni compiuta dai turchi ottomani un secolo fa. Immediata e durissima la reazione di Ankara che ha richiamato il suo ambasciatore a Berlino in segno di protesta.
Quindi è intervenuto bruscamente lo stesso Presidente turco Recep Tayyp Erdogan. «Questa decisione avrà un impatto molto serio sulle relazioni tra la Turchia e la Germania», ha assicurato, a margine della sua visita di stato in Kenya. Il richiamo dell'ambasciatore, ha aggiunto Erdogan, è stato solo «il primo passo», visto che l'intenzione è intraprendere nuove misure contro il governo tedesco. Durissimo anche il primo ministro turco, Binali Yildirim, secondo cui la mossa del parlamento tedesco «è stata un errore storico».
Uno scontro che inevitabilmente rischia di avere ricadute dirette sulla crisi migratoria, visto che proprio Germania e Turchia sono i due partner chiave nel controverso accordo che l'Ue ha stretto con il governo turco. Per non parlare del negoziato ancora tesissimo tra Bruxelles e Ankara sul tema dell'abolizione dei visti. Il leader leghista Matteo Salvini ha subito tuonato: «Erdogan si vergogni. Chiudiamo i negoziati, la Turchia non è e non sarà mai Europa» Merkel, dal canto suo, ha scelto toni ovviamente più morbidi.
Assente nell'Aula del Bundestag solo perché impegnata in un incontro con il Segretario Generale della Nato, Jens Stoltenberg, la Cancelliera ha ribadito che «la Germania ha con la Turchia legami estesi e forti». Ma poi ha aggiunto, senza cedere di un centimetro sulla questione armena, che «esistono comunque idee differenti sul alcuni temi. Le vedute diverse su alcuni problemi - ha concluso serafica ma netta - fanno parte della cultura democratica».
Il voto al centro dello scontro era ovviamente ampiamente atteso. Il premier turco Binali Yildirim, di prima mattina, aveva messo in chiaro quale fosse la posta in gioco, definendo il pronunciamento dell'Aula «un vero test di amicizia tra i due Paesi». Un avvertimento chiaro, forte anche del fatto che la comunità turca presente in Germania conta circa 3 milioni di persone.
Tuttavia, la sue parole sono cadute nel vuoto: la mozione presentata dal blocco conservatore della Merkel, assieme a socialdemocratici e Verdi è passata con un appoggio pressochè unanime, un solo voto contrario e un astenuto, riconoscendo e condannando in modo esplicito come «genocidio» lo sterminio di circa 1,5 milioni di donne, bambini e uomini armeni, avvenuto tra il 1915 e il 1916, durante l'impero ottomano. E la foto che ricorderà questa giornata è quella di decine di armeni sorridenti, seduti nelle tribuna ospiti del Bundestag, con un cartello con su scritto 'danke' tra le mani.
La Turchia ha sempre negato fermamente che si sia trattato di 'genocidio', derubricando quella vicenda con la formula vaga dei 'fatti del 1915'. Ankara ammette il massacro, tuttavia lo lega a una 'guerra civile' contro una popolazione che collaborava con la Russia zarista. Contro questa tesi, la presa di posizione di una ventina di Paesi, tra cui l'Italia, e persino di Papa Francesco che l'anno scorto definì gli eventi dell'epoca «il primo genocidio del ventesimo secolo».
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