BRUXELLES. Parte oggi, su iniziativa del Vicepresidente del Parlamento Europeo con delega al dialogo interreligioso, Antonio Tajani, la raccolta delle firme tra gli europarlamentari contro l'esecuzione della pena capitale e per la liberazione di Asia Bibi, la madre cristiana di cinque figli condannata per blasfemia in Pakistan nel 2010.
La dichiarazione scritta presentata in tal senso da Tajani e da eurodeputati di diverse nazionalità e gruppi politici è aperta da oggi alle adesioni di tutti i membri del Parlamento europeo. L'obiettivo è di raccogliere in tre mesi le firme della metà più uno degli eurodeputati. Oltre questa soglia, la dichiarazione avrà giuridicamente l'effetto di una vera petizione e sarà inviata all'Alto rappresentante dell'Unione europea e alla Commissione europea per intraprendere «tutte le azioni politiche e diplomatiche necessarie per la liberazione di Asia Bibi e per la promozione del rispetto della libertà religiosa in Pakistan».
Tajani invita alla mobilitazione. «L'Europa non può restare in silenzio davanti all'ingiusta prigionia di Asia Bibi, simbolo della persecuzione di cui sono vittime i cristiani in tutto il mondo. Impedire che sia portata a compimento la condanna a morte per un reato inaccettabile e inesistente è un dovere di tutti, cristiani e non cristiani». Tajani ricorda che il 4 novembre 2014 una folla di 1500 persone in Pakistan bruciò viva una coppia di cristiani accusati di blasfemia.
«E due mesi fa, durante le festività di Pasqua, un'altra folla di migliaia di estremisti islamici ha manifestato davanti ai palazzi del governo pachistano chiedendo la piena applicazione della Sharia e l'esecuzione di Asia Bibi condannata - ribadisce Tajani - sulla base di accuse prive di riscontro dopo che un gruppo di donne musulmane l'aveva denunciata alla polizia giorni dopo le presunte offese al Corano. Ma qualsiasi uomo o donna che abbia a cuore la religione, il diritto e non sia accecato dall'odio - conclude il primo Vicepresidente del Parlamento europeo - sa che Asia Bibi deve vivere e che dev'essere prosciolta e liberata».
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