WASHINGTON. Hillary è sempre più spaventata dai sondaggi, che vedono la progressiva rimonta di Donald Trump, e dal rilancio della sfida da parte del suo rivale democratico Bernie Sanders, che ha ipotizzato di assegnare la nomination escludendo i superdelegati, ossia i dirigenti del partito. Dopo averla già superata in alcune singole rilevazioni, il magnate ha superato per la prima volta l'ex segretario di stato anche nella media dei sondaggi di RealClearPolitics: 43,4% contro 43,2%.
Un vantaggio di soli 0,2 punti percentuali ma che conferma una tendenza recente. Anche un sondaggio targato Wall Street Journal/Nbc News indica che il tycoon ha ridotto il distacco: 46% a 43%, un dato che rappresenta il margine più basso dopo il vantaggio di 11 punti che l'ex first lady aveva in aprile e che segna il suo primo calo sotto il 50% in un possibile duello con Trump.
Sondaggi da prendere con le pinze: perchè quelli su scala nazionale valgono poco in elezioni presidenziali dove conta vincere i singoli stati e perchè Hillary sconta ancora la concorrenza di Sanders, mentre i repubblicani hanno cominciato a fare quadrato sul loro unico candidato, anche se restano alcune resistenze e opposizioni, pure tra i maggiori finanziatori del partito repubblicano, come ha evidenziato il Nyt in una sua inchiesta. Ma per l'ex first lady si tratta di segnali preoccupanti, in una gara dove condivide con Trump un rating sfavorevole di quasi il 60%: una cosa mai successa nella storia delle presidenziali moderne. Praticamente oggi l'America andrebbe al voto con una maggioranza a cui non piace nessuno dei due probabili candidati, mobilitata solo dall'obiettivo di non far vincere l'avversario.
A inquietare ancora di più Hillary è il fatto che invece Sanders gode di un rating più positivo che negativo: 49% contro il 41%. E che in tutti i sondaggi ha un ampio margine di vantaggio in un eventuale corsa contro Trump, compreso quello del Wsj/Nbc News: 54% a 39%. Per questo, pur considerandosi già la 'nomineè dei Democratici, la Clinton ha usato toni concilianti con il senatore del Vermont, riconoscendogli il diritto di terminare la sua campagna elettorale quando preferisce e dicendosi desiderosa di parlare con lui e di «tenere in considerazione» ciò che lui chiederà alla convention del partito in luglio.
Ma Sanders la sfida a volto aperto, rompendo con la presidente del Comitato nazionale del Partito Democratico, Debbie Wasserman Schultz, definendo 'non democraticò il sistema dei superdelegati che dà una maggioranza decisiva a Hillary e ricordando - come ha fatto stasera in un comizio in California - che è lui il democratico che può battere Trump. Sondaggi alla mano.
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