ROMA. Gli estremisti dell'Isis hanno giustiziato pubblicamente, anche decapitandole, decine di persone, almeno 49, nella loro roccaforte libica di Sirte dal febbraio 2015: lo denuncia l'organizzazione Human Rights Watch (Hrw) in un rapporto di 41 pagine diffuso oggi. Tra le vittime, oppositori politici e persone accusate di «spionaggio» e di «insultare Dio». I testimoni parlano di «scene dell'orrore». Il rapporto, intitolato «Ci sentiamo vittime di una maledizione: la vita sotto l'Isis a Sirte, in Libia», sottolinea che le esecuzioni sono state compiute al termine di procedimenti segreti che hanno negato alle vittime «gli standard di equità più basilari». L'uccisione di civili o di combattenti detenuti dall'Isis è un «crimine di guerra», commenta Hrw, secondo cui a causa della loro «natura e portata» queste esecuzioni in Libia «potrebbero costituire crimini contro l'umanità». L'organizzazione ha intervistato lo scorso marzo 45 attuali ed ex residenti di Sirte e Misurata, inclusi parenti di persone uccise o incarcerate dall'Isis, funzionari locali in esilio e membri di gruppi armati rivali. I residenti di Sirte hanno descritto «scene dell'orrore», come «decapitazioni pubbliche» e «corpi in tute arancioni che penzolavano da scaffalature» (chiamate dalla gente del luogo «crocifissioni»). Alcune vittime, hanno proseguito, sono state prelevate nel sonno, durante la notte. E ancora: le forze dell'Isis, aiutate da informatori, hanno frustato e multato uomini in strada anche per il solo 'reatò di fumare e ascoltare musica. «La vita a Sirte è insopportabile - ha detto Ahlam, una donna di 30 anni -. Tutti vivono nella paura. Stanno uccidendo persone innocenti. Non ci sono generi alimentari, l'ospedale è senza medici ed infermiere, non ci sono medicine... Ci sono spie in ogni strada. Gran parte della gente è andata via, ma noi siamo intrappolati. Non abbiamo abbastanza soldi per andare via». L'Isis controlla completamente Sirte dallo scorso agosto, incluso il porto, la base aerea, il principale impianto elettrico, la stazione radio e tutti gli uffici governativi. La città, spiega Hrw, è diventata così la più grande roccaforte dell'organizzazione fuori dall'Iraq e dalla Siria.