ROMA. Tutto pronto a Vienna per il vertice sulla Libia fortemente voluto da Italia e Stati Uniti che punta ad avviare la 'fase 2' della stabilizzazione del Paese Nordafricano. Nella capitale viennese si riuniranno oggi attorno al tavolo convocato e co-presieduto dal segretario di Stato Usa John Kerry e dal ministro degli Esteri Paolo Gentiloni i Paesi del «formato di Roma» (i membri permanenti del Consiglio di Sicurezza, alcuni Paesi europei e della regione, Organizzazioni Internazionali e regionali), allargato a Malta, Ciad, Niger e Sudan. «L'unità e la stabilizzazione della Libia rimangono un obiettivo prioritario per l'Italia», ha sottolineato la Farnesina. A quanto si apprende in ambienti europei e libici, dal vertice dovrebbe uscire un rinnovato sostegno al consiglio presidenziale guidato dal premier designato Fayez al Sarraj, con l'invito ad avviare l'azione politica dell'esecutivo senza attendere il via libera di Tobruk. Una maggioranza parlamentare si è già espressa in favore di Sarraj, ma l'ostruzionismo del presidente Aquila Saleh - per questo sanzionato ieri anche dal Tesoro Usa - ha impedito sinora il voto di fiducia. Uno stallo che rende «molto fragile» l'esecutivo Sarraj, ha sottolineato oggi il ministro della Difesa Roberta Pinotti a SkyTg24, che sul fronte della lotta all'Isis auspica una intesa che coinvolga le forze del generale Khalifa Haftar. Diverse fonti spiegano che per arrivare a una soluzione il più possibile condivisa tra le parti, al centro dei negoziati c'è l'ipotesi di un 'governo incaricatò oppure di un 'governo di emergenza" con un numero ristretto di ministri nei posti chiave legati alla sicurezza, all'emergenza migranti, ai rapporti internazionali, all'industria energetica. Media libici sottolineano però che questa ipotesi si scontra con la consistente opposizione dell'alleanza regionale di cui l'Egitto è capofila e che annovera potenze regionali del calibro dell'Arabia Saudita e degli Emirati Arabi. Un asse che punta sul generale anche per la sconfitta dell'Isis a Sirte, e che non lesina aiuti militari, denunciati dall'Onu, che includono anche elicotteri da combattimento e mezzi blindati. Al momento tuttavia, l'annunciata offensiva per liberare Sirte non è ancora partita, con gli uomini del generale ancora impegnati nella battaglia di Bengasi contro le milizie di Ansar al Sharia e altre formazioni jihadiste. Tanto che l'Isis ha consolidato le proprie posizioni a Sirte a ha lanciato l'offensiva a ovest, verso Misurata. Il bilancio dei violenti combattimenti dell'ultimo mese ' di 22 morti e 104 feriti, senza tenere conto delle decine di vittime causate dai sanguinosi attentati compiuti dai jihadisti. L'ultima allerta su questo fronte arriva dai responsabili Usa, secondo i quali sono arrivati in Libia i sanguinari miliziani nigeriani di Boko Haram per dare manforte agli uomini di Abu Bakr al Baghdadi. Per sconfiggere l'Isis, Sarraj ha chiesto l'alleggerimento all'embargo sulle armi: gli Usa e alleati - compresa l'Italia - sono favorevoli ma chiedono un piano preciso e forze armate consolidate. Sul tavolo di Vienna c'è anche un tema non meno drammatico e urgente: quello delle centinaia di migliaia di migranti che chiusa la rotta balcanica tenteranno l'approdo in Europa attraverso le acque del Mediterraneo. Un flusso già importante segnato da una sfilza di tragedie che rischia di esplodere con l'arrivo della stagione estiva. La responsabile della politica estera dell'Unione europea, Federica Mogherini, ha annunciato nei giorni scorsi che le unità navali dell'Ue dell'operazione Eunavfor Med si preparano ad entrare nelle acque libiche per condurre attività di addestramento della Guardia costiera. Ma serve prima una esplicita richiesta delle autorità libiche, ovvero del governo Sarraj. La luce verde definitiva al piano è prevista al Consiglio Esteri Ue il prossimo 23 maggio a Bruxelles. Insomma, il tempo stringe.