ROMA. Tragedia nel mare del Nord. Un elicottero Super Puma partito da una piattaforma petrolifera offshore con 13 persone a bordo, tra le quali un italiano, si è schiantato sull'isola di Turoey, vicino a Bergen, nell'ovest della Norvegia. Non ci sono sopravvissuti, secondo i soccorritori che alle 17 di oggi pomeriggio, quando il buio ha imposto la fine delle ricerche, avevano recuperato 11 corpi. La Farnesina ha confermato la presenza di un «connazionale» sull'elicottero, ma non ha fornito ulteriori informazioni. Gli altri passeggeri sono tutti norvegesi, tranne un britannico.
Dopo lo schianto attorno alle 12, la premier della Norvegia Erna Solberg ha espresso il suo cordoglio su Twitter parlando di «notizie terribili», mentre il re Harald e la regina Sonja hanno deciso di rinviare la loro visita ufficiale in Svezia. In una conferenza stampa la premier ha poi confermato che «non ci sono prove che ci siano dei sopravvissuti». «È un giorno triste per tutti coloro che lavorano nel settore norvegese del petrolio e del gas e per tutta la Norvegia», ha aggiunto Solberg. Il velivolo era in servizio per la Statoil e al momento dello schianto stava portando operai del colosso petrolifero norvegese dalla piattaforma di Gullfaks, nel mare del Nord, a Bergen, dove sono state interrotte tutte le operazioni.
Non sono ancora chiare le cause del disastro. Il portavoce della polizia, Morten Kronen, ha detto senza mezzi termini che l'elicottero è stato «completamente distrutto» e alcune delle vittime sono finite in mare. Testimoni oculari hanno raccontato di aver sentito «una forte esplosione» e poi visto «fumo molto denso» sul luogo dell'incidente. Ma non si capisce ancora se l'esplosione sia avvenuta prima o dopo lo schianto. Saranno le scatole nere, recuperate in serata, a fare luce sulle ragioni dello schianto.
Nel 2012 sullo stesso modello di elicottero erano stati trovati dei difetti nella trasmissione ma poi la Chc, gigante canadese che produce gli Eurocopter EC-225, aveva apportato delle modifiche approvate dall'Agenzia europea per la sicurezza aerea. Nonostante questo oggi l'ente per l'aviazione norvegese ha deciso di vietare il volo a tutti i modelli identici a quello dello schianto.
Un provvedimento preso a stretto giro anche dall'ente dell'aviazione britannica. Se il numero delle vittime fosse confermato si tratterebbe di uno degli incidenti più gravi nella storia dell'aviazione 'offshorè, un settore in cui purtroppo questo genere di disastri sono piuttosto frequenti. La Chc era già stata coinvolta in un grave incidente il 23 agosto di tre anni fa, quando un elicottero Airbus Helicopters AS332 L2 era caduto nei pressi dell'aeroporto di Sumburgh, sulle isole Shetland.
Nell'incidente persero la vita 4 dei 16 passeggeri, rimasti intrappolati nell'elicottero a seguito dell'ammaraggio. In quel caso si trattò di un errore umano. Nel 2009 il disastro con il maggior numero di vittime. Un Super Puma AS332 L2 precipitò nel mare del Nord, a 190 km ad est di Aberdeen, di nuovo in Scozia. Nell'incidente morirono 14 operai della Kca Deutag Drilling, che lavoravano sulla piattaforma della British Petroleum, e due membri dell'equipaggio. Ed è stata proprio la Gran Bretagna a mettere la sua esperienza a disposizione delle autorità norvegesi. Domani un team di esperti in disastri aerei volerà a Bergen per collaborare alle indagini. Intanto nella città sono cominciate ad arrivare le famiglie delle vittime accolte da un team di psicologi inviati dalla Statoil.
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