BRUXELLES. Per accelerare l'uscita dei migranti irregolari e risparmiare, la Norvegia ha lanciato una sorta di 'lotteria’: da oggi la Direzione per l'Immigrazione (Udi) pagherà 10.000 corone (oltre mille euro) di bonus che andrà ad aggiungersi alle 20.000 corone che già vengono assegnate di diritto.
Il bonus partenza sarà assegnato ai primi 500 migranti che si presenteranno volontari per il rimpatrio. «Incoraggeremo più gente a tornare a partire pagando un pò più di soldi, che non a tenerli qui. Se partono, noi risparmiamo molti soldi: ci costa molto avere gente nei centri di accoglienza» ha detto la ministra per l'immigrazione e l'integrazione, Sylvi Listhaug, citata dal sito della tv pubblica Nrk, aggiungendo di «sperare» che il progetto dell'Udi «abbia successo» e che se così sarà «se ne potrà aumentare l'ampiezza».
La prima misura del governo di destra guidato da Erna Solberg per accelerare ed incoraggiare i rimpatri è stata decisa a dicembre scorso, con l'offerta di 20mila corone come incentivo per aderire al 'Programma di ritorno volontario assistito'. Ora la 'lotterià del bonus. A lanciarlo, la stessa ministra (fervente cristiana evangelica, che ha lasciato la Chiesa luterana nazionale accusandola di essere «pienamente socialista») che la settimana scorsa ha suscitato una polemica planetaria per essersi gettata a mare in Egeo per provare che effetto fa essere migrante, ma indossando una muta termica di salvataggio hi-tech.
«Ci sono molte persone che hanno chiesto asilo, ma sanno che le loro domande stanno per essere respinte. È meglio per noi incoraggiarle a tornare indietro» ha aggiunta la ministra. La portavoce della Iom (l'ufficio mondiale per l'immigrazione, che processa le domande offrendo assistenza e consulenza ai migranti), Joost van der Aalst, ha definito il 'Programma' norvegese «sicuro e dignitoso» rilevando che è esploso il numero di richiedenti asilo che ha deciso di fare domanda, in particolare tra coloro che stavano cercando di portare le loro famiglie in Norvegia.
L'Udi ha indicato che siriani, iracheni, le persone che arrivano dal Medio Oriente e dall'Africa si aspettano di ricevere protezione rapidamente e non possono attendere i mesi se non gli anni richiesti per processare completamente ogni domanda. «Hanno famiglie a casa che si aspettano di ricevere aiuto» ha rilevato la direttrice dell'Udi, Katinka Hartmann, specificando che «per molto tempo non abbiamo potuto rinviare gente in Somalia, ma ora che possiamo, penso che molti somali che hanno necessità di rientrare faranno domanda».
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