Giovedì 19 Dicembre 2024

Regeni, pressing dell'Italia sull'Egitto. Il Cairo: apriremo i tabulati

ROMA.  L'Italia si appresta a intraprendere nuove iniziative di pressione nei confronti dell'Egitto per far luce sul caso Regeni. Il primo passo è stato l'incontro tra il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni e l'ambasciatore al Cairo Maurizio Massari, in cui c'è stata una «prima valutazione» delle nuove misure da adottare. La diplomazia italiana ha incassato il sostegno di un partner europeo di peso, la Gran Bretagna, che ha chiesto formalmente un'indagine «trasparente» all'Egitto. E Il Cairo, da parte sua, ha apparentemente aperto uno spiraglio evocando la possibilità di consegnare i tabulati telefonici - il principale oggetto della contesa giudiziaria - agli inquirenti italiani. Nel pomeriggio di ieri, appena rientrato dalla missione in Libia, Gentiloni ha ricevuto Massari, che era stato richiamato per consultazioni la settimana scorsa in risposta al fallimento del confronto tra gli inquirenti dei due Paesi a Roma, perchè la parte egiziana non aveva fornito una collaborazione sostanziale. Il governo italiano adesso si aspetta un cambio di passo da parte delle autorità egiziane, finora molto ambigue, nella ricerca della verità sul barbaro omicidio del ricercatore italiano al Cairo. In caso contrario, le opzioni sul tappeto - secondo quanto si apprende - puntano su un ulteriore raffreddamento dei rapporti bilaterali, a partire dalla sospensione degli accordi culturali e da un possibile warning per i ricercatori e gli studenti italiani che intendano recarsi (o già sono) in Egitto. Misure più dure, come ritorsioni di tipo economico, non dovrebbero essere in agenda al momento, per evitare strappi fino all'ultimo. Un'altra possibilità, si ragiona, è portare il contenzioso in sede Onu, puntando i riflettori sulla questione dei diritti umani in Egitto. In attesa di nuovi sviluppi, l'ambasciatore Massari resterà a Roma ancora per diversi giorni. Dall'Europa, intanto, sono arrivate nuove dichiarazioni di sostegno all'iniziativa italiana. Il presidente del gruppo socialista e democratico al Parlamento di Strasburgo Gianni Pittella ha chiesto alla Commissione di rivedere i rapporti con l'Egitto. Da Londra, il Foreign Office ha sollecitato alla controparte egiziana un'investigazione «completa e trasparente», spinto da una petizione promossa in Gran Bretagna in ambienti accademici - con cui Regeni collaborava - e firmata finora da 10.000 persone. Il Cairo ha invece lanciato un possibile segnale di distensione - forse un ennesimo tentativo di allentare la pressione - dopo i continui tira e molla sull'inchiesta. Il ministro degli Esteri Sameh Shoukry, dopo il muro opposto dalla procura generale egiziana nei giorni scorsi, ha evocato la possibilità di aggirare l'ostacolo costituzionale per la trasmissione dei tabulati telefonici chiesti dalla Procura di Roma, ma ha avvertito che le inchieste potrebbero durare ancora mesi. Niente di concreto, ma solo la precisazione che «l'obiettivo» della richiesta dei tabulati «sarà raggiunto nel quadro di indagini per svelare la verità circa questo crimine». Se si tratti di un'effettiva mano tesa o di una manovra per prendere ancora tempo, la prudenza è d'obbligo. Tanto più che, appena pochi giorni fa, lo stesso Shoukry era stato tutt'altro che conciliante, insinuando che in Italia il dossier era stato «politicizzato» per «questioni interne». La macchina giudiziaria italiana in ogni caso va avanti. La Procura di Roma sta preparando una nuova rogatoria all'Egitto - che invierà non prima di giovedì - per chiedere la consegna di atti ritenuti indispensabili a fare luce sul delitto. Venerdì e sabato Giulio Regeni sarà il protagonista del Meeting per la Pace ad Assisi. La sua memoria sarà celebrata da oltre 5mila tra studenti e docenti, provenienti da 19 regioni e 90 città italiane.

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